SCUOLA/ Perché il liceo classico riesce ancora oggi a educare la ragione?

- Rosario Mazzeo, int. Giulia Regoliosi

Perché oggi in una società liquida e multimediale vale ancora la pena studiare latino e greco? Se ne parla nel convegno del Liceo classico A. Carrel di Milano. GIULIA REGOLIOSI

scuola_esame_maturita_2_lapresse_2016 Esame di maturità (LaPresse)

Perché oggi in una società liquida e multimediale vale ancora la pena studiare latino e greco? Che senso ha confrontarsi con personaggi e autori che ai nostri figli digital native sembrano lontani anni luce? A queste e altre domande si propone di rispondere il Convegno dal titolo “Nella complessità odierna con il latino e il greco”, organizzato dal Liceo Classico di Milano “Alexis Carrel” sabato 13 gennaio, al Salone Pio XII in via Sant’Antonio 5, per festeggiare i suoi primi dieci anni, in collaborazione con il Liceo Classico “Sacro Cuore”. Un decennio che ha permesso alla scuola di via Inganni di formare brillantemente circa 150 ragazzi dando loro una solidissima preparazione così da aggiudicarsi il quarto posto nella classifica di Eduscopio dei migliori licei nella Città metropolitana di Milano. Un risultato brillante, raggiunto in tempi brevissimi e in una “competizione” con altri istituti sicuramente molto prestigiosi e di lunghissimo corso che, sicuramente, rende ragione del perché alcuni genitori, 11 anni fa, ebbero la “pazza idea” di aprire un altro classico a Milano. “Oggi come ieri — spiega la preside Giulia Regoliosi — lo studio del latino e il greco insegna a ragionare e a destreggiarsi nella realtà: aiuta a scoprire attitudini, risorse, potenzialità e un senso di sé non allo sbaraglio, ma appartenente ad una solidità storica e culturale. All’interpretazione della storia dell’Occidente, così importante in un mondo multietnico, si è aggiunto un compito urgente: capire il presente e saper operare in esso. Al logos, l’uso della ragione, si deve affiancare la sophía, l’intelligenza creativa”.

In che senso? 

Educare all’uso della ragione in una società sempre più irrazionale è un compito educativo prioritario: non a caso il motto del liceo Alexis Carrel è “Quando la ragione si fa scuola”. La scoperta del logos, la ragione che si fa parola, è propria del mondo greco che ne ha fatto dono al cristianesimo, come ci ha ricordato papa Benedetto XVI nel discorso di Ratisbona. E san Giovanni nel prologo del suo Vangelo sceglie di definire Logos la seconda persona della Trinità, usando la parola greca che più gli sembra adatta ad indicare Dio che agisce ragionevolmente e si comunica. 

Lei ha usato anche un’altra parola greca che ci sembra importante: sophìa. Che cosa vuol dire? Che cosa c’entra con l’attualità del liceo classico?

Sophìa è l’intelligenza creativa, che agisce nella realtà e la trasforma. Se anch’essa è stata scelta come un nome di Dio, la Sapienza della comune traduzione, nell’uso classico indica una qualità complessa, multiforme, rischiosa come ogni qualità che opera e crea. La sophìa permette di inventare, persuadere, criticare, comporre, modificare. Comprenderne il valore e il limite, imparare ad usarla in modo positivo, senza derive di potere, è un compito importante della scuola. Ce ne parlerà anche  Tommaso Montorfano, giovane docente di lettere della Fondazione Sacro Cuore di Milano.

Tra i relatori ci sono Moreno Morani, ordinario di linguistica storica nell’Università di Genova e Giuseppe Pezzini, ricercatore in Latino della University of St. Andrew. Che cosa vi aspettate da loro?

Da Morani una chiave di lettura della realtà attraverso l’evoluzione della lingua. Se logos è la ragione/parola e sophìa utilizza fra i suoi strumenti l’abilità di parola, ci sembra importante ascoltare uno studioso che alla parola ha dedicato il proprio impegno di ricercatore ed educatore. A Pezzini chiediamo quale sia l’importanza dei nostri studi in una realtà che si pone ai margini dell’Europa e al di fuori anche del mondo neolatino: è la sfida di una ricerca di senso. Aggiungo che sull’argomento sono stati invitati anche uomini dell’imprenditoria come Matteo Brambilla ed esperti in Data Science come Marco Fattore, docente nell’Università di Milano Bicocca. 

Che cosa c’entrano il latino e il greco con l’economia e con i “Data Science”? 

Studiare latino e greco contribuisce in modo efficace ad imparare a ragionare e a destreggiarsi nella realtà. Non solo attraverso la conoscenza della cultura antica e delle sue scoperte sull’uomo e la sua grandezza, ma anche attraverso una severa scuola di metodo: la filologia, l’indagine sulle fonti, l’attenzione al dato, la decodificazione e ricodificazione linguistica, l’analisi del frammento in una realtà più vasta sono in sé utili strumenti per imparare a muoversi anche in studi e professioni diversi.

Qual è lo scopo di un liceo classico oggi?

In sintesi, direi: comunicare ai giovani il meglio della nostra storia per guardare il presente e il futuro ben equipaggiati e quindi vivere nella complessità odierna da protagonisti perché eredi consapevoli, non da sprovveduti e smarriti tra le intemperie di oggi. 





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