LE LINEE GUIDA DEI VESCOVI USA SULLA PROSSIMA RIFORMA DELL’IMMIGRAZIONE: COSA CHIEDE LA CHIESA AMERICANA
All’indomani delle Elezioni USA nel novembre 2024, la Chiesa americana aveva scritto in un documento ufficiale come gli insegnamenti cristiani e il valore espresso dalla Santa Chiesa di Dio non andavano mutati a seconda di chi sedesse alla Casa Bianca: con un 56% i elettori cattolici che hanno sostenuto il Presidente poi eletto, Donald Trump, i vescovi della USCCB sottolineavano la necessità di mantenere saldi i valori chiave del convivere civile cristiano e religioso. Ecco che alla vigilia dell’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, la Chiesa USA pubblica un nuovo documento che richiama uno dei cardini principali su cui parte dell’episcopato americano e il Partito Repubblicano hanno avuto frizioni anche nel recente passato.
«Elementi cattolici della riforma dell’immigrazione»: così si intitola il documento siglato e pubblicato dalla Chiesa USA, guidata da mons. Timothy Broglio, invitando a leggi più umane e dignitose in materia di migranti. Davanti infatti alle proposte in campagna elettorale di una durissima deportazione di massa di tutti gli immigrati irregolari che valicheranno i confini a sud in Messico, l’approccio della Chiesa è volto a richiedere un approccio molto più «umano, mirato e proporzionato» nel salvaguardare le comunità, qualsiasi esse siano. I vescovi americani riconoscono alla politica repubblicana la sensatezza di salvaguardare le comunità statunitensi e il rispetto dello Stato di diritto – ergo, non esiste un “diritto all’immigrazione” in senso stretto – ma al contempo aggiungono nelle linee guida appena pubblicate, «i diritti di un paese di regolamentare i propri confini e far rispettare le proprie leggi sull’immigrazione devono essere bilanciati con le sue responsabilità di sostenere la sacralità della vita umana». La medesima sacralità della vita deve inoltre avere come caposaldo la piena dignità data dall’essere tutti persone figli di Dio, da qui la necessità – chiarisce la Chiesa USA – che tale dignità promuova il bene comune.
DIGNITÀ, CONTROLLI E PREVENZIONE DELLA “TRATTA”: IL DOCUMENTO DELLA CHIESA USA ALLA VIGILIA DELLA PRESIDENZA TRUMP
Secondo le linee guida rilanciate dalla Chiesa USA alla vigilia del giuramento di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti, le misure di controllo sul fronte dell’immigrazione devono concentrarsi su alcuni punti chiave, come i rischi reali che si ergono per la società: in primis, serve contrastare il fenomeno delle “gang”, inoltre occorre «arginare il flusso di droga e porre fine al traffico di esseri umani». Verso una sensata e adeguata riforma delle politiche migratorie USA, i vescovi americani invitano a limitare l’uso della detenzione al confine, specie per famiglie con donne e bambini, visto anche «i danni comprovati e la mancanza diffusa di cure appropriate negli ambienti di detenzione».
Nelle nomine del Governo USA, Trump ha già nominato Tom Homan come nuovo “zar di frontiera” responsabile delle politiche migratorie per i prossimi 4 anni: a lui si riferiscono parte delle linee guida della USCCB che invitano a scoraggiare l’uso di «tattiche militari» per mettere a segno le deportazioni di migranti. Il pieno insegnamento del Vangelo cattolico, rileva ancora la Chiesa USA facendo pieno tesoro del Magistero di Papa Francesco, rinasce che la famiglia sia il fondamento della società e cardine per qualsiasi società civile, ergo «Le misure di riforma dell’immigrazione dovrebbero essere valutate in base al fatto che rafforzino le famiglie e promuovano l’unità familiare». Più immigrazione legale, più opportunità per tutti e principi di vita dignitosa e umanità nei controlli alla frontiera: in ultima analisi, chiarisce in maniera netta la Chiesa americana, pratiche di disumanizzazione o denigrazione di chi non è cittadino americano, «come mezzo per privarli della protezione ai sensi della legge non è solo contraria allo stato di diritto, ma anche un affronto a Dio stesso». Serve prevenire la tratta degli esseri umani e serve evitare a monte che si possa intraprendere il lungo viaggio della “disperazione” verso le frontiere: in questo senso, la Chiesa USA spinge perché tutti gli Stati, non solo l’America, possano collaborare per affrontare le condizioni che spingono i migranti a fuggire dai propri Paesi originari.