Oltre ad aver mandato in onda audio e video inediti in merito al caso del doppio femminicidio Modena commesso da Salvatore Montefusco, Quarto Grado ha intervistato Elena, la sorella di Gabriela Trandafir e zia di Renata. Madre e figlia sono state uccise a fucilate, ma niente ergastolo per l’uomo, condannato a trent’anni di carcere, perché lo ha fatto per “motivi umanamente comprensibili”. Una sentenza che ha fatto discutere e che ha indignato Elena, sbalordita anche dalla presa di posizione del nipote: “Sono rimasta senza parole, l’altro ieri ha visto me in tv e mi ha mandato un messaggio ringraziandomi per aver chiesto giustizia per sua madre. Ma che senso ha se è andato contro lei? Lui sa la verità“.
In studio è intervenuto anche lo psichiatra e criminologo Massimo Picozzi, secondo cui la sentenza è irricevibile, perché “sembra rendere lecito che una conflittualità possa giustificare un evento nefasto“. L’esperto è stato critico con i giudici: “Mi sembra che abbiano voluto fare gli psicanalisti, andando però oltre. Se segui una teoria freudiana, allora c’è una giustificazione per tutto, ma queste tecniche non possono essere usate in ambito giudiziario“.
FEMMINICIDIO MODENA, IL LEGALE DEI PARENTI DELLE VITTIME
“Questo conflitto non è stato disinnescato, ma alimentato“, ha dichiarato l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale dei familiari delle vittime. A Quarto Grado ha spiegato che le due donne avevano fatto tutto il possibile per tutelarsi: “C’è una denuncia in cui si spiega tutto l’accaduto, ma la procura ha chiesto l’archiviazione, parlando di una conflittualità solo verbale, non ravvisando maltrattamenti, anche se la personalità dell’uomo presenta tratti irruenti“.
Il legale ha fatto notare le lacune: “Chiediamo alle donne di denunciare, spieghiamo campanelli d’allarme, ma qui erano suonati tutti. Tutto era stato fatto a dovere, ci sono altre denunce, ma ha ricevuto sempre una porta in faccia“.
IL COMMENTO DELLA DIFESA
Il programma di Rete 4 ha riportato anche la versione della difesa, nello specifico dell’avvocato Marco Rossi, che parla di “sentenza analitica, chiara e dettagliata“. Oltre a far notare che il suo assistito non potrà uscire vivo dal carcere, in virtù della sua età e della pena ricevuta, la difesa ha spiegato che “voleva continuare a mantenere moglie e figlia, con 2mila euro al mese, restando nella villetta che aveva costruito con le sue mani, anche per stare vicino al figlio, abbandonato a se stesso. Temeva che lo avessero convinto a vendere la casa una volta maggiorenne, quindi sarebbe rimasto senza niente“.
Nella sua nota rimarca che Salvatore Montefusco “cerca di sopravvivere al dolore messo in atto in preda all’ira e senza premeditazione un comportamento abonimevole nei confronti di moglie e figlia di cui si è preso cura per vent’anni“.
LA SORELLA DI GABRIELA TRANDAFIR: “NESSUN PENTIMENTO”
Parole che hanno indignato la sorella di Gabriela Trandafir: “È difficile, lui non ha mai avuto pentimento. Non ha mai smesso di offenderle, anche da morte. Durante l’interrogatorio rideva. Lui diceva che mia sorella non era buona gratuitamente, figurarsi a pagamento. Non ha mai avuto un minimo di pentimento“.