Ma che cosa ne sarà dell’età pensionabile? Con il trascorrere degli anni ridurrà o aumenterà? Questo è il quesito che molti contribuenti italiani si stanno domandando, soprattutto dopo le indiscrezioni sull’incremento previsto – non in modo ufficiale – per il 2027.
Nelle ultime settimane la maggioranza leghista sta protestando contro le simulazioni previdenziali che si possono fare autonomamente sull’applicazione e sul sito dell’ente previdenziale. Il problema consisterebbe nella poca chiarezza nei confronti dei lavoratori italiani.
Età pensionabile in “evitabile” aumento
Conoscere l’età pensionabile è importante per attuare una pianificazione fiscale adeguata. Ed è proprio sulla “poca chiarezza” che le maggioranze politiche del Governo starebbero intervenendo nei confronti dell’ente previdenziale.
Il messaggio ad oggi è poco chiaro, anche se la situazione è evidente: per uscire dal lavoro (sia anticipatamente che per vecchiaia), i requisiti sono più penalizzanti, e occorrerà lavorare per più anni.
Conoscendo esattamente quanti anni serviranno – e le condizioni necessarie – per andare in stato di quiescenza, si potrebbero attuare delle soluzioni fiscali adeguate, come ad esempio pensare a versare denaro in fondi integrativi.
Le cause da cui è partito il “tutto”
Il problema sull’età pensionabile è sorto nel momento in cui le simulazioni per la pensione di vecchiaia sul sito INPS hanno mostrato un incremento a partire dal 2027. Un rialzo che però non è mai stato reso ufficiale da parte dell’ente previdenziale.
Nello specifico l’aumento ha previsto un rialzo di tre mesi, permettendo ai futuri pensionati di uscire dal lavoro a 67 anni e 3 mesi e non più soltanto a 67 anni.
Non sono mancate le critiche provenienti dai leghisti, che hanno reputato illegittimo il modo in cui hanno scoperto questo fatidico “aumento” dei requisiti di vecchiaia.
Sotto richiesta del deputato Alberto Bagnai (della Lega Nord), il Presidente dell’INPS Gabriele Fava, verrà ascoltato in Parlamento per comprendere il motivo per cui la simulazione non corrisponderebbe a quanto previsto nella normativa vigente.
Un rialzo “esistente” dal 2011
Il meccanismo su cui si basa lo strumento dell’INPS e la gestione pensionistica risale alla Riforma Fornero del 2011. Ogni due anni – salvo gli ultimi per la pandemia da Covid – è previsto un nuovo adeguamento basato sulle speranze di vita.
Più alte sono le prospettive di vita e maggiori saranno gli anni da lavorare per andare in pensione. Secondo questo principio, è inevitabile che all’aumentare delle longevità tra qualche anno (2027 o 2029) si debba lavorare di più.
Dunque non si tratta di tranquillizzare l’opinione pubblica, ma di informare correttamente i cittadini su quali sono i sistemi odierni che valutano l’età pensionabile.