OpenAI potrebbe raggiungere uno degli obiettivi più ambiziosi dell’umanità: allungare la vita. La società di Sam Altman sta lavorando con Retro Biosciences a un modello di intelligenza artificiale per la longevità, perché potrebbe trasformare le cellule normali in staminali.
Il progetto in questione è stato avviato un anno fa quando la startup biotecnologica, il cui obiettivo è quello di accelerare la ricerca biologica per prolungare la durata della vita umana di almeno 10 anni, ha contattato OpenAI per avviare una collaborazione. Dunque, alle porte c’è la possibilità di una rivoluzione scientifica. A fornire alcuni dettagli di questo progetto è stato MIT Technology Review.
COS’È E COME FUNZIONA IL NUOVO PROGETTO DI OPENAI
Il modello si concentra su un insieme di proteine e ne modifica l’attività, riuscendo ad arrivare alla produzione di cellule staminali: in questo modo le cellule umane possono essere ringiovanite; ciò comporta un miglioramento delle condizioni di salute, basti pensare agli anziani, con possibili ripercussioni per quanto riguarda la possibilità di riuscire ad allungare la vita.
I risultati raccolti finora sarebbero promettenti, ma servono test rigorosi e revisioni paritarie per confermarli e avere riscontri; comunque, c’è senza dubbio la volontà e possibilità di affrontare alcune delle sfide più urgenti della medicina rigenerativa.
RIVOLUZIONE SCIENTIFICA?
L’entusiasmo si abbina allo scetticismo, perché per alcuni Gpt-4b micro è una possibile rivoluzione verso la medicina personalizzata e la longevità, d’altra parte c’è chi mette in guardia sulle possibili implicazioni etiche, oltre che sulla necessità di una convalida dei risultati ottenuti.
David Shapiro, esperto di intelligenza artificiale, non ha nascosto il suo entusiasmo, ritenendo che così OpenAI possa gettare le basi “per una rivoluzione completa della medicina“. Invece, Yuri Deigin, fondatore della biotech di riprogrammazione cellulare YouthBio Therapeutics, ha smorzato un po’ gli entusiasmi, spiegando che “il vero obiettivo non è migliorare i fattori di Yamanaka, ma il contrario: trovare nuovi fattori che possano ringiovanire le cellule come quelle di Yamanaka, ma che in realtà mantengano l’identità delle cellule piuttosto che riprogrammarle“.
Al momento i risultati non sono disponibili, trattandosi di un progetto, quindi non c’è un prodotto da lanciare. Sebbene i primi risultati siano promettenti, la strada per convalidare e perfezionare queste varianti proteiche sarà lunga e complessa. Tuttavia, la collaborazione tra OpenAI e Retro Biosciences sta ponendo le basi per quella che potrebbe essere una rivoluzione nel modo in cui pensiamo all’invecchiamento e alla longevità.