Gustavo Zagrebelsky/ “Scuola deve trasmettere interessi ed esperienze, no esamifici”

- Marta Duò

Gustavo Zagrebelsky parla di una scuola che è "di tutti" e del concetto di merito, tra aule e lezioni che tradiscono il loro significato originario

Gustavo Zagrebelsky L'ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky (LaPresse)

Gustavo Zagrebelsky parla della sua visione della scuola e delle lezioni, contrapposti alla narrazione che vorrebbe i luoghi del sapere sempre più simili a “esamifici” dove a contare è soltanto il voto, l’apparenza di sapere. E lo fa a partire dalle parole. Uno dei termini chiave, di cui tutti abbiamo esperienza, è “aula”. Gustavo Zagrebelsky, nel suo libro La Lezione di imminente uscita, ricorda che questa parola deriva da aulòs e indica non tanto la stanza chiusa ben nota a tutti gli studenti, quanto piuttosto un luogo dedicato alle parole.

Parole che nell’aula trasmettono conoscenze non solo passate ma anche attuali, contemporanee, che sedimentano ed entrano per sempre a far parte del bagaglio di esperienze degli studenti. Gustavo Zagrebelsky sottolinea che oggigiorno l’uso della tecnologia ha portato immagini e suoni nelle aule piene di studenti, eppure questi mezzi non hanno la stessa efficacia delle parole, del linguaggio tra studente e docente. I vocaboli danno infatti un senso e un nome al mondo, ai fenomeni come il femminicidio e il genocidio, ma anche ai concetti come la libertà e la democrazia. Per Zagrebelsky, la parola è ciò che consente alla materia vivente di farsi veramente vita.

Gustavo Zagrebelsky, la scuola è “di tutti”: la questione del merito

Gustavo Zagrebelsky parla di scuola e insegnamento, proponendo la propria visione di questi momenti così importanti e fondamentali per la vita di ciascuno di noi. Tra le parole chiave del mondo della scuola analizza la “lezione”, che per molti studenti è vissuta come un lungo intermezzo tra le loro giornate. Invece questo termine, legato al latino legere e al greco légein, richiama il concetto di riunirsi in gruppo attorno a una persona che attraverso le sue parole fa luce su un concetto oscuro, sconosciuto. Non è un monologo, come spesso accade nelle aule scolastiche, ma non è neanche una “semplice” discussione. Per Gustavo Zagrebelsky, la lezione è un’esperienza di vita che coinvolge tutte le persone presenti nell’aula, avvolte dalle parole che si pronunciano al suo interno.

Gustavo Zagrebelsky nel suo libro parla anche delle condizioni attuali della scuola italiana, tra i “voti politici” agli studenti, l’incrinarsi del rapporto di rispetto e fiducia tra gli studenti e gli insegnanti che ha portato anche a numerose aggressioni fisiche e verbali tra le mura degli istituti, ma anche la tendenza della scuola a trasformare gli esami e le interrogazioni in delle specie di interrogatori. Un sistema di insegnamento che spesso valuta le nozioni apprese e non il senso più ampio di esperienze di vita che dovrebbero essere apprese tra i banchi. E, sul concetto di merito, ricorda che la scuola è “di tutti” e quindi non può legittimare le discrepanze sociali tra gli studenti, né permettere che alcuni siano esclusi.





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