Pavia, studente 30enne di medicina si suicida/ Temeva di perdere borsa di studio

- Marta Duò

Un giovane di 30 anni, studente dell'Università di Pavia, si è suicidato. Prima della morte, l'invio di due mail al Direttore dell'Ateneo e a un quotidiano

30enne suicida all'Università di Pavia 30enne suicida all'Università di Pavia

Un giovane di 30 anni si è suicidato pochi giorni fa a Pavia, togliendosi la vita in collegio. Prima di morire, lo studente aveva programmato l’invio di una mail al rettore dell’Ateneo e alla redazione del quotidiano “La Provincia Pavese”. Il gesto ha sconvolto l’Università degli Studi di Pavia e il Collegio dell’Ente per il diritto allo studio universitario, dove il ragazzo era ospite e dove si è suicidato il 22 luglio scorso. Un gesto che sarebbe stato pianificato e non dettato dall’impulso, come sembrano dimostrare le due mail il cui invio era già stato programmato e che hanno gettato luce sul terribile gesto.

Il direttore dell’Ateneo, il professore Francesco Svelto, parla alla stampa di un “sentimento di grande dolore e tristezza”. Alla base del suicidio, i primi dettagli parlano del timore dello studente di non riuscire a rispettare il programma degli esami e, quindi, di perdere la borsa di studio e il diritto al posto all’interno del Collegio. Il 30enne era impegnato a seguire il corso di Medicina in inglese presso l’Università degli Studi di Pavia. All’interno delle due mail programmate e inviate, infatti, sembra che il ragazzo avesse messo in forte discussione il sistema di crediti richiesti per poter accedere all’anno successivo.

Studente suicida all’Università di Pavia, le possibili cause del gesto

In base a quanto stanno rivelando i primi accertamenti, il 30enne aveva già avuto problemi di depressione in passato. Si sarebbe forse sentito schiacciato sotto la pressione del sistema dell’Università, tra esami e crediti necessari al superamento dell’anno e l’accesso al successivo anno del corso di laurea. “Per questo nostro studente, l’Ente per il diritto allo studio ha avuto una cura speciale di ordine sia clinico sia relazionale, oltre che un supporto operativo continuo” ha spiegato il Direttore Francesco Svelto a La Repubblica, spiegando di essere già intervenuto in passato sulle problematiche che il 30enne aveva descritto nelle sue ultime mail di addio. “Quello che posso fare sui regolamenti è sensibilizzare i colleghi, e che il tema venga trattato con serietà anche in commissione paritetica” conclude il Direttore dell’Ateneo.

All’interno dell’Ateneo era stato istituito uno sportello psicologico a partire da due anni prima, eppure la sua presenza non ha potuto salvare il giovane 30enne, forse vittima di un sistema che ha bisogno di essere ancora più attento alle esigenze e al malessere degli studenti.





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