Dopo aver mantenuto il silenzio per oltre 15 anni e grazie alla spinta ricevuta dal documentario statunitense ‘Athlete A’ dedicato proprio al tema degli abusi sessuali nel mondo della ginnastica la velista argentina Eugenia Bosco – che la scorsa estate si è portata a casa da Parigi una medaglia d’argento nel Nacra 17 grazie a Mateo Majdani – ha deciso di farsi avanti raccontando per la prima volta pubblicamente (anche se solamente in modo parziale e senza fare nomi) di aver subito anche lei abusi sessuali quando era solamente una ragazzina di 12 anni: proprio in quegli anni – infatti – Eugenia Bosco si trovò catapultata nel mondo della vela entrando in contatto con una figura che le ha lasciato una cicatrice difficile da elaborare.
Al quotidiano La Nacion – infatti – Eugenia Bosco racconta di aver sempre saputo che “ci fosse qualcosa che non andava in me” al quale non è mai riuscita a trovare una spiegazione fino a quando non ha visto recentemente il documentario citato prima durante il quale “ho pianto [e] la mia memoria si è come sbloccata” rivelandole una realtà che aveva sempre conservato nei meandri della sua mente ma che era ormai “finita nel mio inconscio“.
La velista Eugenia Bosco: “Il mio ex coach esercitava il controllo come forma di potere”
Ricordi – confessa ancora Eugenia Bosco – a dio poco “terribili” e che la riportano direttamente a quando aveva solamente 12 anni e si trovava costantemente sballottata “da una parte all’altra per le qualificazioni ai campionati“: una situazione nella quale pur essendo assieme “al gruppo di atleti” della sua stessa età – diventati ovviamente dei veri e propri amici -, confessa di essersi sentita “da sola” a vivere “un’esperienza [che] ti sembra addirittura divertente“.
Complessivamente – senza entrare troppo nei dettagli degli abusi subiti – Eugenia Bosco ricorda di aver pensato di essere “in un ambiente che controllavo” nel quale riceveva ogni cura che le serviva e del quale sapeva di potersi fidare perché “i tuoi genitori si fidano”, ma solamente a distanza di tanti – forse troppi – anni è riuscita a capire che ad avere quel controllo “assoluto” era solamente il suo ex coach che lo esercitava “come potere su di me”; e seppur non abbia fatto nomi e – forse – neppure denunciato oggi la velista argentina ci tiene a dirsi “finalmente libera, in pace con me stessa e più forte“, sottolineando di aver “risolto un conto in sospeso”.