Mercoledì scorso è stato rilasciato il dato dei prezzi al consumo statunitensi relativo a dicembre 2024, il quale si è attestato annualmente al 2,9%, in aumento rispetto al 2,7% del mese precedente. Tale crescita è principalmente frutto dell’effetto base al quale il calcolo dell’indice CPI è soggetto oltre all’aumento mensile della componente energetica.
Mensilmente l’incremento è stato dello 0,4%, mentre il CPI core, ovvero al netto della componente del cibo e dell’energia, è aumentato mensilmente dello 0,2% e del 3,2% annuale, rispetto al 3,3% dello scorso mese.
Grafico 1 – U.S. Consumer Price Index (variazione annuale %)
La componente energetica ha influito nell’incremento annuale del CPI, con una variazione mensile del 2,6%, mantenendosi però annualmente in territorio negativo al -0,5%. Per quanto riguarda invece la parte più discussa e importante da monitorare, ovvero quella dei servizi, notiamo come sia incrementata mensilmente dello 0,3%, continuando a mantenere una crescita costante a livello mensile. All’interno troviamo lo shelter, anch’esso incrementato dello 0,3%, i servizi di trasporto, con un +0,5%, e i servizi medici al +0,2%. Manca ancora un segnale forte di rallentamento all’interno della categoria servizi per constatare che effettivamente quella categoria stia cominciando a diminuire, ancora oggi si nota un incremento costante a livello mensile a fronte di un tasso annuale che diminuisce in maniera molto timida.
Il dato rilasciato la scorsa settimana sull’inflazione sarà molto probabilmente il più alto diffuso nel 2025, visto che per i prossimi mesi ci si aspetta un calo fisiologico dell’indice per effetti di calcolo. Nel caso poi la componente dei servizi inizi a dare segnali di rallentamento più chiari, allora potremmo vedere il CPI scendere ancor di più, mentre se non fosse questo il caso sarà probabile vedere l’inflazione oscillare fra il range 2-3% come durante il 2024.
Lo stesso Powell, durante l’ultimo Fomc, aveva rilasciato le proiezioni sul PCE index, utilizzato molto dalla Fed per misurare l’inflazione, prevedendo un 2,5% a fine 2025. Tra pochi giorni ci sarà un nuovo Fomc, e sarà importante ascoltare le parole del Presidente per capire come questo ultimo dato è stato recepito dal board, dato che le previsioni attuali della Banca centrale e mercato riguardo ai tassi d’interesse sono di soli due tagli durante tutto l’anno, sicuramente a favore di un raffreddamento definitivo dei prezzi al consumo.
Il mercato ha infatti reagito positivamente successivamente al rilascio del dato, scontando già che questi ultimi aumenti registrati nell’indice andranno a eliminarsi durante le prossime letture e magari scontando anche una riduzione maggiore grazie alle politiche monetarie restrittive della Fed più durature.
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