Ostetriche e i ginecologi dovrebbero sostituire termini come “gravidanza” e “mamma” usandone altri come “gestazione”, “genitore gestazionale” o “persona incinta”, secondo le linee guida, rivelate in un nuovo rapporto, che spinge per il linguaggio più inclusivo. Il “latte materno”, invece, dovrebbe essere definito “latte umano” o “latte del genitore che allatta”. I consigli arrivano dal gruppo progressista di ostetriche e accademici provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Australia, che sono convinti del fatto che il lessico della genitorialità e del parto dovrebbe essere sostituito e cambiato con parole più “inclusive”. La guida è stata pubblicata a maggio sulla rivista Birth: Issues in Perinatal Care e ha fatto discutere fin da subito.
Non si tratta di linee guida vincolati ma di raccomandazioni per gli operatori sanitari, che sono stati invitati ad adottare un linguaggio più “inclusivo”. Gli studiosi hanno scritto: “Sottolineiamo che l’ostetricia ha invece l’opportunità di essere efficace nella sua difesa dei diritti umani e riproduttivi per tutti, adottando un linguaggio inclusivo per riflettere il suo impegno intersezionale per la giustizia riproduttiva”. L’ostetricia, a detta dei relatori della guida, ha il dovere etico e l’opportunità di guidare la decolonizzazione di genere e la giustizia riproduttiva attraverso l’uso di un linguaggio inclusivo.
Linguaggio più inclusivo per ostetriche e ginecologi: la proposta
Ostetriche e ginecologi, ai quali le linee guida si sono rivolte, hanno sostenuto che questo linguaggio potrebbe fare più male che bene, creando aspettative irrealistiche per i genitori trans. Le donne trans, secondo gli studi, potrebbero allattare assumendo una combinazione di medicinali chiamata protocollo Newman-Goldfarb che induce il corpo a produrre latte: è stato originariamente sviluppato per le donne biologiche che hanno adottato o avuto un figlio tramite maternità surrogata e volevano allattare.
Tornando al linguaggio, il gruppo ha citato uno studio di caso di un paziente di nome Sam, un uomo trans con dolore addominale risultato positivo a un test di gravidanza casalingo. Sam ha detto al personale ospedaliero di essere un uomo trans, ma i medici non hanno riconosciuto che era entrato in travaglio prematuro “a causa di sistemi, pregiudizi e stereotipi correlati alla sua presentazione e identità di genere”. Così il bambino di Sam è morto per un prolasso del cordone ombelicale, che si verifica quando il cordone ombelicale cade dall’utero prima del feto, interrompendo il flusso sanguigno al feto.