Le paure di percepire la pensione a 70 anni si fanno sempre più concrete e soprattutto reali. Dopo l’inasprimento dei requisiti per andare in stato di quiescenza, il nuovo scenario pubblicato dall’ISTAT sulle aspettative di vita non fa altro che “peggiorare” lo status dei futuri pensionati.
Non si tratta più di una prospettiva ai danni dei dipendenti pubblici ma della maggior parte dei lavoratori di oggi e soprattutto per coloro che si trovano nel sistema contributivo. L’età pensionabile è in aumento e il minimo requisito anagrafico potrebbe essere di 68 anni.
Il rischio di godere della pensione a 70 anni
Dalla Ragioneria dello Stato le tensioni sono palpabili, garantire la pensione a 70 o 68 anni potrebbe essere un eccesso non gradito. Ma d’altronde fino a quando il sistema si baserà sulla perequazione (adeguando l’età pensionabile alle aspettative di vita), i requisiti saranno sempre più restrittivi.
La soluzione sarebbe la stessa di qualche anno fa (ai tempi del Covid), quando il Governo è riuscito a bloccare il calcolo basato sull’aspettativa di vita e conseguenzialmente tale dato era sceso per via della pandemia sanitaria.
Con il trascorrere del tempo – secondo la Ragioneria di Stato – non si salverebbe alcun tipo di misura, né la pensione di vecchiaia e neppure quella anticipata. In entrambi i casi i requisiti alzerebbero l’età anagrafica, rispettivamente a sessanta sette anni e tre mesi e quaranta due anni e un mese di contributi per le donne e un anno in più per gli uomini.
Tardare la pensione ai dipendenti pubblici
Quel che invece è certo – applicato nella Legge di Bilancio 2025 – è il ritardo della pensione a discapito dei dipendenti pubblici. Le P.A hanno il diritto di far restare sul luogo di lavoro le risorse più eccellenti fino al compimento dei 70 anni.
Una decisione “strategica” con un duplice obiettivo: tramandare alle nuove generazioni l’esperienza di veri professionisti, ed evitare che il sistema sanitario possa avere dei “buchi”.
Per trattenere in servizio il dipendente deve sussistere un’esigenza reale, basata a sua volta sulla valutazione delle effettive capacità della risorsa (con un voto eccellente oppure ottimo). Inoltre verrà valutata la reale impossibilità di poter impiegare nuove risorse al fine di trattenere quelle già esistenti.