Cresce ancora il livello di tensione in tutto il mondo dopo una recente intervista rilasciata dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg al Telegraph britannico dove – per la prima volta dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – ha parlato delle armi nucleari, sottolineando di aver aperto delle trattative interne all’Alleanza Atlantica per dispiegarle in alcuni teatri particolarmente delicati. Una mossa che secondo Stoltenberg potrebbe dimostrarsi utile per inviare un messaggio diretto e perentorio a chi minaccia con le sue armi nucleari l’Occidente, puntando in particolare il dito contro la Russia, la Cina e la Corea del Nord: tutte nazioni che a differenza della Nato “hanno un arsenale nucleare”.
Il mondo a causa della volontà di alcuni leader, secondo il segretario, negli ultimi anni è diventato “più pericoloso” e – senza entrare “nei dettagli operativi” – ha spiegato di aver avviato alcune trattative per schierare più armi nucleari sul territorio della Nato: “Il [nostro] obiettivo – ha spiegato Stoltenberg – è, ovviamente, un mondo senza armi nucleari, ma finché esisteranno, rimarremo un’alleanza nucleare”.
Jens Stoltenberg: “Oltre alle armi nucleari ora dobbiamo anche investire nella Difesa”
“La Nato”, è il monito lanciato da Stoltenberg al Telegraph, “potrebbe trovarsi di fronte a qualcosa che non ha mai affrontato prima, e cioè due potenziali avversari dotati di armi nucleari: Cina e Russia“, con delle conseguenze che per ora sono del tutto imprevedibili, ma certamente non positive. Con un particolare focus su Pechino, il segretario ha ricordato anche che tra le tre potenze è quella che sta investendo di più in armi nucleari, nel timore – confessato dallo stesso Stoltenberg – che entro il 2030 potrebbe arrivare a possederne circa mille; mentre gli USA ne dispongono approssimante di 3.700, il Regno Unito di 225 e la Francia di una quantità imprecisata che – è già stato più volte chiarito dal presidente Macron – non sarà messa a disposizione della Nato, trattandosi di un arsenale per la difesa interna.
Tutto il discorso, poi, ha virato sul (parzialmente collegato) tema degli investimenti in Difesa con l’obiettivo del 2% del Pil proposto della Nato che è stato raggiunto – secondo Stoltenberg – da una ventina abbondante dei 32 paesi alleati; ma così come “abbiamo ridotto la spesa quando le tensioni sono diminuite dopo la fine della Guerra Fredda”, ora che “le tensioni stanno tornando a salire” è arrivato il momento di “aumentarla”. L’alternativa? Secondo Stoltenberg è chiara: “Se Putin prevarrà in Ucraina, diventeremo più vulnerabili e allora dovremo investire ancora di più nella nostra difesa”.