“Stringiamoci a coorte siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”. Dunque? Siamo proprio sicuri che tutti quelli che cantano il nostro inno, fanciulli compresi, siano veramente pronti a morire per la Patria? Forse molte mamme se prendessero sul serio quello che cantano i loro figli (oggi molto meno di ieri), sarebbero le prime a portarli via dal coro. Magari anche da quella scuola o da quel campo sportivo dove sognano di vincere le Olimpiadi, o cose del genere.
Ora ci viene detto che in Ucraina migliaia di funzionari statali mandati in missione all’estero non sono più tornati. Quanto ai russi, già l’anno scorso ho scritto di come molti giovani fossero scappati in Kazakistan, e altrove, per sfuggire alla mobilitazione. Fuggire davanti al nemico nella prospettiva che presto si può essere uccisi o cadere in una terribile condizione di prigionia è una scelta che pochi, almeno dei loro parenti e amici, sarebbero disposti a condannare.
C’è ancora qualcosa per cui vale la pena vivere e, se fosse necessario, anche morire? In tante riflessioni sul senso della vita (quasi in tutte per la verità) si omette di pensare a quest’ultima prospettiva: celebriamo ancora martiri, ma di solito lo sono un po’ per caso. Gente che è disposta a rischiare la vita, ma non proprio immediatamente a sacrificarla fino in fondo. Certo, anche oggi, per la verità, ci sono alcuni ancora disposti a farsi uccidere per non rinnegare la propria fede, ma spesso purtroppo sono quelli di cui non possiamo conoscere neanche la vicenda e i nomi. Insomma, per rischiare la vita si richiede un motivo particolarmente valido. Ci sono i mercenari che rischiano in cambio di molti, molti soldi, che sperano di ottenere per cambiare il tenore della loro vita, se ce la fanno a sopravvivere.
Non credo che in questa categoria possiamo mettere anche i poliziotti e i carabinieri, che in cambio di stipendi ben più scarsi di quelli della Wagner devono affrontare ogni giorno, attenti a non essere troppo violenti, diversi delinquenti o anche, semplicemente, migliaia di ragazzi protetti da adulti che li hanno mandati in piazza e che dopo sono pronti a far loro qualche “bacino sulla bua”. In questa situazione mi ha colpito il fatto che il governo stia pensando a un decreto legge per difendere le forze dell’ordine. Chi li dovrebbe difendere? Agenti di qualche compagnia di mercenari, tipo quelli che si vedono nei film?
La violenza di chiunque e su chiunque, che oggi sembra essere regola di vita, anche nelle famiglie, anche nelle scuole, normalmente negli stadi, non può essere in nessun modo giustificata, esattamente come quella dei grandi cattivi maestri. Mi rimane un’ultima domanda che esprimo con dolore: come possa esserci anche tanta gente che si toglie la vita, quella stessa vita che molti, anche in condizioni terribili, cercano disperatamente di salvare per sé e per le persone che amano.
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