Strage di pellegrini a La Mecca durante l’hajj, il pellegrinaggio annuale nella città nella quale, secondo la tradizione islamica, nacque Maometto. Sarebbero 1.301 i decessi, secondo quanto confermato dalle autorità dell’Arabia Saudita: i fedeli sarebbero morti a causa dell’estremo caldo. Le temperature, infatti, hanno superato i 50 gradi. A finire nel mirino sono ora i pellegrinaggi organizzati, per l’83% non autorizzati: questo vuol dire che le persone che hanno prenotato tramite questi intermediari sono state costrette a percorrere chilometri e chilometri a piedi sotto il sole con temperature oltre i 50 gradi, senza alcuna assistenza né soccorsi.
Tanti fedeli islamici, secondo Il Cairo, sarebbero partiti dall’Egitto: per questo le autorità egiziane hanno ritirato le licenze di 16 agenzie che avrebbero organizzato questi viaggi non autorizzati, senza alcuna misura di sicurezza, uccidendo di fatto centinaia e centinaia di persone. Come spiega infatti l’Adnkronos, a La Mecca si può accedere solamente con un visto: in totale sono disponibili 1.8 milioni di pass, suddivisi tra i vari Paesi. Un pass può arrivare a costare anche migliaia e migliaia di dollari: per questo motivo tante agenzie propongono dei tour non autorizzati e senza visto, permettendo ai fedeli di accedere al sito religioso in maniera illegale attraversando delle aree desertiche.
L’Egitto punisce chi ha organizzato i pellegrinaggi a La Mecca
Degli oltre 1.300 morti a La Mecca mentre raggiungevano la città dove nacque Maometto, per la ricorrenza dell’hajj, la maggior parte sarebbero egiziani. I pellegrini egiziani deceduti sarebbero infatti 672: altri 25 risultano dispersi, come spiega Repubblica. Il primo ministro egiziano, Mostafa Madbouly, ha deciso di punire le 16 compagnie turistiche che avrebbero organizzato i viaggi illegali: ha ritirato le loro licenze e deferito i dirigenti alla Procura della Repubblica, per aver permesso ai cittadini di entrare illegalmente nella città dell’Arabia Saudita. Secondo il governo egiziano, ancora, tali compagnie “hanno organizzato i programmi di hajj utilizzando un visto di visita personale, che impedisce ai titolari di entrare alla Mecca”.