H come Heart (cuore). Che ritroviamo in modalità diverse in Health (salute), Human (umano) e Happiness (felicità): tre condizioni, soddisfatte le quali possiamo davvero sperare nell’edificazione di un mondo migliore dove il rispetto per le persone calate nel contesto locale e globale in cui si trovano ad agire non contrasta e anzi esalta il progresso come principio attivo del benessere collettivo.
È questa la tesi di fondo del volume Ritrovare l’umano di Massimo Lapucci e Stefano Lucchini per Baldini+Castoldi che donano nuova luce e nuova vita all’acronimo ESG – ambiente, società, governance – che dopo vent’anni di onesto lavoro non è più in grado di definire da solo come debba configurarsi un’azienda o una qualsiasi altra organizzazione per dirsi o essere considerata corretta e sostenibile.
Già, la sostenibilità è entrata a gamba tesa per cambiare il nostro modo di pensare e operare nonostante il concetto fosse già presente nei tempi antichi quando all’umanità non mancava il pensiero, ma la capacità di applicazione, che è diventata non rinunciabile al giorno d’oggi sia nella versione buona di chi ci crede che in quella cattiva di chi si maschera.
Il rispetto dell’ambiente (Environment), l’attenzione per il sociale (Social), l’adozione di stili di governo responsabili e inclusivi (Government) restano aspetti necessari ma non più sufficienti a costruire quell’humus generale all’interno del quale ogni soggetto, individuo o comunità, può trovare la piena soddisfazione delle proprie aspirazioni soprattutto con l’irrompere dell’Intelligenza artificiale.
Se l’obiettivo da raggiungere è un nuovo umanesimo economico che abbia come punto di arrivo addirittura la felicità, intesa come perfetta integrazione tra le persone e il mondo che le circonda, dobbiamo allora ritrovare il fuoco che ci ha plasmati. La materia senza materia che si avvicina al sacro e conferisce significato all’esistenza facendoci progredire da “bruti” in “consapevoli”. Illuminati.
Ed ecco avanzare, allora, le ragioni del cuore che completano quelle della ragione per consentire all’umanità di procedere lungo la strada della propria emancipazione senza sottostare al dominio delle macchine, ancor più se intelligenti, e recuperare intenzioni e interazioni in grado di farci stare bene: in salute nel corpo e nella mente restituendoci la capacità e la gioia di essere artefici del nostro destino.
È pieno di suggestioni il libro di Lucchini e Lapucci – entrambi manager di lungo corso con importanti esperienze internazionali – che invita a riflettere su come passare dalla fase della constatazione a quella dell’azione, sgomberando il campo dai falsi idoli della modernità per tornare ai principi fondamentali che hanno reso l’essere umano, dotato d’istinto e intelligenza naturale, il fattore e il fruitore di tutte le cose.
Un nuovo inizio si profila all’orizzonte e per dargli corso occorrono sensibilità e competenze all’altezza della situazione. Dalle scelte di oggi dipenderanno le fortune del nostro domani e se vogliamo davvero realizzare l’utopia di una società libera – fattore chiave per il conseguimento della felicità – dobbiamo aumentare il grado della nostra partecipazione con uno sforzo di volontà vivace.
Non saranno le formule a salvarci, ma la comprensione del loro significato e la disposizione a tramutarle in fatti compiuti nelle piccole e nelle grandi cose di cui l’umanità, nell’era dei robot replicanti, resta misura. Ambiente amico, società equa e compassionevole, un equilibrato assetto di governo possono essere la risposta alle ansie del vivere solo se ispirati al fattore H. L’umanità prima e sopra di tutto.
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