Tiziana Rivale, protagonista e vincitrice del Festival di Sanremo 1983 con “Sarà quel che sarà”, si racconta sulle pagine de La Verità partendo dalla sua infanzia. “Da bambina ero vivace. Volevo sempre fare le cose a modo mio e già cantavo, anche a scuola, così, per conto mio e il pomeriggio, all’oratorio, c’incontravamo con i ragazzini della mia età, 10-11 anni, loro suonavano e io cantavo, già canzoni “da grande””. La cantante, nata a Gaeta, si è avvicinata al mondo della musica da bambina, cantando pezzi piuttosto impegnativi: a 18 anni ha poi chiesto ai genitori il permesso di partire per raggiungere una rock band di Parma che la aveva cercata.
“Sono sempre stata indipendente e volevo subito cercare il luogo adatto per mettere a frutto questa mia passione” racconta. Da lì è nata l’opportunità di cominciare la sua carriera: “A Parma cercavano una cantante che potesse fare vari generi e così mi hanno messa alla prova e sono subito entrata nei Rockollection. Ho fatto tre serate con loro, mi trovai bene, e lì ho cominciato la mia gavetta fortunata”. Sanremo, invece, non voleva farlo, nonostante poi si rivelò una parentesi fortunata.
Tiziana Rivale: “Non volevo fare Sanremo”
Tiziana Rivale, nell’intervista a La Verità, racconta anche la parentesi Sanremo: “Nel 1982 incisi una canzone e la casa discografica doveva promuoverla. Poi mi chiesero “Vuoi fare Discoring o una gara a Domenica in chiamata ‘Voci per Sanremo’?”. Ero inesperta e dissi “Proviamo a fare la gara”, pensando che non l’avrei mai vinta. Ma la vinsi, guadagnandomi il posticino al festival 1983”. Dopo aver letto il testo di “Sarà quel che sarà”, però, non era convinta di partecipare perché la canzone era troppo semplice secondo i suoi gusti.
Nel corso della sua vita, Tiziana ha dato spazio alla musica e non ha avuto una famiglia: “In questo ambiente ci sono figli in giro per il mondo… No, no, ho rispetto per la vita umana, non bisogna fare le cose con leggerezza”. Per quanto riguarda l’amore, invece, spiega: “Senza scendere in particolari, le delusioni le ho avute, come tutti nel mondo. Ma alla fine capisco che non vale la pena soffrire per chi non merita. Con la maturità si capisce. Ora sono molto selettiva”.