E’ dal 2000 che “Audimob” rileva e analizza alcuni indicatori base in grado di descrivere e valutare la domanda di mobilità da parte degli italiani.
Il quadro che ne esce è quella di una dinamica negativa, con valori che dall’inizio del monitoraggio a oggi non sono mai stati così bassi.
E’ il segno di una spirale negativa: non essendoci crescita diminuisce l’occupazione, che porta minore ricchezza e di conseguenza minore possibilità di godere del proprio tempo libero che porta infine alla contrazione della domanda di mobilità. Una tendenza che è diventata ancora più accentuata negli ultimi mesi dello scorso anno e confermato pienamente dai dati numerici raccolti.
I passeggeri x km nel 2011 diminuiscono tornando al livello di quanto registrato nel 2005; nei giorni feriali il numero di spostamenti medi supera di poco i 106 milioni, ben il 14% in meno rispetto al 2010. Anche gli altri indicatori fondamentali per misurare la domanda di mobilità registrano performance negative. La percentuale di persone tra i 14 e gli 80 anni che ha effettuato almeno uno spostamento in un giorno feriale, indicato come “tasso di mobilità” scende sotto l’80%, -2,8% rispetto al 2010 e arrivando al valore più basso dal 2000. Analoga situazione per il numero medio di spostamenti pro-capite che segna un -0,34 rispetto al 2010 oltre che per il tempo medio dedicato agli spostamenti (57,9 minuti / giorno nel 2011) e i chilometri percorsi giornalmente (32,4 chilometri /giorno) segnando quindi rispettivamente -4,6 minuti e -1,5km rispetto al 2010.
Arretra quindi in termini assoluti il valore degli spostamenti, che tocca tutte le diverse modalità di trasporto anche se con intensità differenti. A sorpresa, per esempio, si registra un calo molto accentuato degli spostamenti a piedi o in bici (-22,3% tra il 2010 e il 2011), che è il livello piùbasso mai registrato da Audimob.
Altrettanto importanti le variazioni negative per gli spostamenti con i mezzi individuali: -15% per la moto e -12,2% per l’automobile. Anche in questo caso i 4,4 milioni di viaggi in moto e i 69,7 milioni di viaggi in auto sono i livelli più bassi registrati dal 2000 a oggi. Minore la diminuzione degli spostamenti effettuati utilizzando i mezzi pubblici ma comunque significativa: -7,9%. Nella valutazione complessiva la minore diminuzione percentuale in questo caso indica una crescita del trasporto collettivo nell’insieme del sistema mobilità.
Leggermente diversa la situazione all’interno delle grandi città, dove il trasporto pubblico, considerando i soli spostamenti motorizzati, segna un incremento del 3,7%, facendo sfiorare al trasporto pubblico la quota del 30% del totale degli spostamenti cittadini. Per quanto riguarda la propensione futura nell’utilizzo dei mezzi di trasporto si registra ugualmente una sorta di stagnazione, dove cala per tutte le tipologie la propensione all’utilizzo, volendo diminuire l’uso sia dell’auto che della moto che dei mezzi pubblici.
Ma per quale motivo ci si sposta? Cresce la quota di viaggi per studio (dal 4,3% del 2010 al 5,8% del 2011) e per gestione familiare (+3,8%), mentre diminuisce il peso degli spostamenti per lavoro (-1%) e, soprattutto, per il tempo libero (-4,1%). In sintesi questi dati dicono che il 2011 è l’anno in cui la crisi economica ha toccato più direttamente il settore della mobilità personale, cosa che non era avvenuta all’inizio della crisi tra il 2008 e il 2009, anni in cui la domanda di mobilità ha comunque continuato a crescere. Diminuzione della disponibilità economica e aumento di costi ha quindi prodotto un drastico abbattimento della tradizionale propensione degli italiani a muoversi.