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Home » Motori » UE AUMENTA DAZI SU AUTO CINESI/ Ma gli interessi comuni con Pechino restano alti

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UE AUMENTA DAZI SU AUTO CINESI/ Ma gli interessi comuni con Pechino restano alti

L'Unione europea ha deciso di aumentare i dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi, differenziandoli in base ai produttori

Giuseppe Sabella
Pubblicato 14 Giugno 2024
Una fabbrica di automobili Byd in Cina (Ansa)

Una fabbrica di automobili Byd in Cina (Ansa)

Com’è noto, la Commissione europea ha deciso di aumentare i dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi. I rialzi della tassazione scatteranno presumibilmente dal 4 luglio. Le nuove imposizioni fiscali avranno un peso diverso, a seconda che i costruttori auto abbiano collaborato o meno durante l’inchiesta avviata da Bruxelles lo scorso 4 ottobre per appurare se l’industria dell’auto cinese riceve sussidi statali, così da alterare la concorrenza. Secondo quanto comunicato dall’Ue, i dazi provvisori, che si sommano all’imposta attuale del 10%, saranno applicati così: Byd 17,4%; Geely 20%; Saic 38,1%. Le altre case vedranno un aumento del 21%.


Auto cinesi in Europa: +200.000 nel Q1 nonostante dazi/ Termiche (ICE) in testa con +81%, elettriche in calo


Dal 2016, almeno, tutte le economie avanzate stanno rispondendo alla riconfigurazione della globalizzazione puntando sulla riorganizzazione delle attività produttive e sul consolidamento della domanda interna. Lo stanno facendo gli Usa in modo evidente – che sulle auto cinesi ha recentemente portato le imposizioni fiscali al 100% -, ma anche la stessa Cina.


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Più volte, Ursula von der Leyen ha parlato di “dazi verdi”, sia per orientare il consumo sul prodotto locale, sia perché si ritiene anche che i prodotti di importazione possano essere penalizzati anche dal punto di vista delle condizioni ambientali e sociali dei Paesi di origine. A ogni modo, BYD in particolare dal 2026 produrrà anche in Ungheria, e quindi in Ue. E altri player dell’industria cinese, tra cui Saic (con Mg), si stanno organizzando per avviare la loro produzione dentro i confini del Vecchio continente. Pare inevitabile, pertanto, che una quota di mercato sarà conquistata dai produttori cinesi che nella tecnologia elettrica sono più avanti.


Incentivi Lombardia: 23 milioni per auto elettriche/ 4.000€ di bonus e rottamazione veicoli inquinanti


È tuttavia singolare che quanto fatto sino a oggi dall’Ue – con la complicità dei grandi costruttori dell’auto – costringa la Commissione a ritornare sui suoi piani per il timore di aver avvantaggiato il concorrente cinese. D’altra parte, vi è anche una certa diffidenza – a parte nei Paesi del nord Europa – con la quale il mercato e i consumatori stanno accogliendo l’auto elettrica. Le auto ibride sono ben premiate dal mercato e il diesel continua a registrare numeri interessanti. Ecco perché la scommessa dell’Ue sul Total electric a partire dal 2035 è stata un azzardo, anche in ragione del fatto che per quanto riguarda gli approvvigionamenti di materie prime siamo molto dipendenti dal concorrente che più temiamo, proprio la Cina.

Ed è proprio il problema delle materie prime, dentro la grande incertezza internazionale dovuta a guerre e conflitti, che rende gli approvvigionamenti complicati e i costi non controllabili, con rischi di inflazione non facilmente governabile. Da qui difficoltà di far partire grandi opere infrastrutturali – necessarie se vogliamo spingere la mobilità elettrica – la cui mancanza è all’origine della diffidenza dei consumatori.

Come uscire da questa situazione? Non c’è alternativa a rivedere il quadro normativo vigente (il Fit for 55) e a riabilitare le altre tecnologie (ibrido, diesel di nuova generazione, e-fuels, biocarburanti, idrogeno, ecc.). D’altra parte, inevitabilmente i cinesi conquisteranno quote di mercato per più ragioni: 1) con loro dobbiamo accordarci se vogliamo le materie prime (in particolare Terre Rare e litio); 2) in Europa ormai si producono poche auto piccole a basso costo, potrebbe essere questo il segmento di mercato da lasciare a loro; 3) Byd in particolare dal 2026 produrrà anche in Ungheria (e quindi in Ue) e altri player dell’industria cinese, tra cui Saic (con Mg), si stanno organizzando per avviare la loro produzione dentro i confini del Vecchio continente: eventuali dazi saranno in questo caso inutili; 4) l’economia cinese è in contrazione e l’Europa stessa non può permettersi un default di Pechino.

Non è un caso che Germania, Ungheria e altri Paesi dell’Europa centro-orientale si sono già detti contrari per timore di ritorsioni da parte di Pechino: ogni anno, in Cina, vengono infatti immatricolati oltre 4 milioni di autoveicoli europei (in particolare Volkswagen, Bmw e Mercedes), fattore importante anche per il nostro made in Italy. Le importazioni europee dalla Cina, per quanto in forte crescita, si attestano a circa 500mila, nel 2025 sono previste 600mila, 1,7 milioni nel 2026. Inoltre, in Europa sanno che di Pechino in questa fase non si può fare a meno – in particolare per Terre Rare e materie prime – e che il declino cinese è ormai avviato: va in qualche modo gestito.

Nonostante i dazi, quindi, Ue e Cina continuano ad avere interessi convergenti.

Twitter: @sabella_oikos

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Tags: Auto Elettrica

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