Uno dei principi della disinformazione vuole che si debba impedire alla nostra controparte di capire le nostre intenzioni perché questa, cercando di capirle, non riesca ad attuare le sue. Speriamo che Donald Trump sappia quello che fa e soprattutto abbia studiato la giusta strategia nel suo confronto a distanza con Xi Jinping, perché da questo dipende la globalizzazione come l’abbiamo vista fino ad ora. Appena insediato, il neopresidente degli Stati Uniti, infatti, ha sganciato due bombe nel campo cinese. Trump infatti ha ritirato gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), anche se il processo di ritiro formale richiederà circa un anno.
Partiamo dalla proposta di uscire dall’OMS, l’agenzia delle Nazioni Unite deputata a coordinare le forze contro le crisi sanitarie ed a implementare il benessere in tutto il mondo. Gli USA come primo contributore forniscono un miliardo di dollari, il 16% del bilancio, mentre la Cina fornisce 41 milioni di dollari, lo 0,6% del bilancio. Il bilancio dell’OMS è abbastanza complicato poiché mescola finanziamenti dovuti, circa il 20%, che l’organizzazione gestisce liberamente, e finanziamenti volontari, circa l’80%, che sono vincolati alle direttive dei donatori. Vengono mescolati anche finanziamenti pubblici e privati.
Dopo l’uscita degli USA il primo finanziatore sarà un volontario privato, la fondazione Gates. Come causa dell’abbandono, Trump ha indicato l’incapacità dell’OMS di essere indipendente dalle influenze politiche esterne, vedi la Cina, che ha boicottato l’indagine sul Covid-19. Secondo la CIA infatti – è una “notizia” delle ultime ore, derubricata dalle prime pagine dei principali giornali mainstream – il virus letale non sarebbe di origine naturale, come si è detto a più non posso durante la pandemia, ma sarebbe sfuggito dal laboratorio di Wuhan.
Per quanto riguarda l’Accordo di Parigi, lunedì Trump ha detto ai suoi sostenitori che “gli Stati Uniti non saboteranno le proprie industrie mentre la Cina inquina impunemente”. Quasi 200 Paesi hanno firmato il trattato internazionale sul cambiamento climatico per lavorare insieme al fine di limitare il riscaldamento globale, ma poi ciascuno lo ha interpretato a modo proprio. La Cina inoltre, impegnando fortemente la finanza pubblica, ha attuato pesanti misure non concorrenziali e con aiuti e sussidi ha sviluppato la sua industria green uccidendo le industrie europee in culla.
Entrambe le decisioni americane rivoluzioneranno i due dossier, e chiamano la Cina, oltre che ad affrontare le sue oramai chiare responsabilità sulla gestione del Covid, a scoprire le proprie carte sui due terreni di confronto e di influenza. La questione dell’OMS, apparentemente più semplice, in realtà chiama la Cina – in virtù della sua narrativa di difensore del Sud del Mondo e guida dei Paesi BRICS – a riempire il vuoto lasciato dagli USA e ad implementare, con trasparenza, la qualità della vita nel mondo ma anche al suo interno; si potrebbe dire, per capirci, “Hai voluto la bicicletta, adesso pedala”. Se lo farà, la Cina diventerà più permeabile agli stimoli esterni, Xi Jinping perderà una parte del controllo sulla popolazione sviluppato con la politica “Covid zero” e dovrà anche distogliere risorse dalla sfida con l’Occidente. Se non lo farà, perderà parte della credibilità terzomondista come creatrice di opportunità e benessere per i poveri del mondo, e la sua capacità di sfida all’Occidente ne sarà indebolita.
Per quanto riguarda gli accordi di Parigi la Cina ha investito moltissimo, come dicevamo, su pannelli solari e auto elettriche. Tuttavia Pechino ha interpretato gli accordi molto liberamente. La Cina infatti da sola emette il 33% della CO2 del mondo ma conta di aumentare le emissioni fino al 2030. Avremo quindi un singolare connubio pannelli solari e auto elettriche prodotti bruciando carbone. La Cina al momento produce più CO2 delle quattro economie che la seguono in classifica, USA, Europa, India e Russia. Se finisse la spinta politica green, specialmente in Europa, tutti gli investimenti cinesi nel settore, effettuati anche a scapito degli altri capitoli del bilancio, praticamente sarebbero persi. Sommando a questo gli altri problemi che l’affliggono al momento, la Cina si troverebbe in una posizione economica e di bilancio piuttosto pesante. E Pechino potrebbe dire addio alla rincorsa agli USA. Mentre l’Europa sembra tagliata fuori dall’influire sugli equilibri mondiali.
Siamo riusciti a decifrare gli intenti di Trump, o con le sue sparate ci sta solo depistando per sorprenderci con qualche altra mossa a sorpresa? Queste prime prese di posizione costituiscono poco più di schermaglie iniziali di un conflitto a lungo termine destinato a mostrare i reali equilibri di forza che si formeranno nei tempi a venire.
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