DI PIETRO SORPRENDE ANCORA: “STO COL GOVERNO, LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI È GIUSTA!”
Negli ambienti della Procura di Milano e del Parlamento da anni saltuariamente si parla di “dipietrate” per definire le uscite spesso inattese o sorprendenti dell’ex magistrato e politico Antonio Di Pietro: quando si legge la sua intervista oggi sul “Corriere della Sera” in cui parla di stare col Governo di Centrodestra (primo) e che soprattutto condivide l’impianto della riforma Nordio sulla separazione delle carriere dei giudici (secondo), ecco che il termine “dipietrata” è tornata di strettissima attualità. È lui stesso a smentire però che si tratti di una boutade lanciata lì per fare un po’ di “caciara”: «la separazione delle carriere è una norma di buon senso», spiega al collega Federico Caccia in merito al via libera alla Camera della riforma messa a punto dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, «ve lo assicuro, non è una dipietrata, lo dico tenendo ben presente gli articoli 104 e 111 della Costituzione».
E dunque il simbolo del pool di Mani Pulite, scoperchiatore (non con qualche lato “oscuro”) dell’inchiesta di Tangentopoli, è d’accordo con l’area politica contro cui ha dedicato gran parte della sua carriera in aula e in Parlamento: pensare che si possano avere in un’unica sezione, con un unico CSM, tanto il giudice dell’accusa quanto il magistrato chiamato a decidere nel processo, è un sostanziale controsenso per Di Pietro. Con un’immagine che fa ben capire il senso della giusta separazione tra pm e giudici, l’ex leader dell’Italia dei Valori spiega che in una partita di calcio il giocatore e l’arbitro non possono far parte della medesima squadra: e così i giudici non possono avere la stessa carriera effettiva. Non si avrà alcun indebolimento della figura del magistrato, così come è una “bufala” pensare che con la separazione delle carriere si arriverà a sostenere un pm sempre più “superpoliziotto” e poco altro. Che vi sia un problema di sudditanza del tal giudice al tal potere non dipende dal tipo di carriera, semmai è un «animus» interno tanto al pm quanto al giudice, sottolinea ancora Di Pietro.
SEPARAZIONE CARRIERE, LA RELAZIONE DEL MINISTRO NORDIO E LE POLEMICHE SUL PM “SUPERPOLIZIOTTO”
Da Berlusconi a Falcone, tantissimi (in Italia e soprattutto all’estero, dove la separazione tra carriere è già legge da tempo immemore) ritenevano che fosse l’indirizzo giusto separare pm e giudice giudicante, ma non occorre guardare a “chi” pensa la tal cosa, ma solo se quella specifica è realmente utile e fedele alla Costituzione. Per questo Di Pietro ritiene sensata la riforma, un buon senso sul quale l’ANM e i vari magistrati che gridano allo scandalo contro Nordio devono quanto prima fare un passo indietro: invece di protestare, i magistrati dell’Associazione Nazionale «dovrebbero rileggersi la Costituzione», girare invece le spalle con lo sciopero durante la prossima inaugurazione dell’anno giudiziario è un’offesa allo Stato.
Per Di Pietro la riforma Nordio è corretta perché non modifica l’articolo 104 della Carta, per cui tanto l’autorità che giudica quanto quella requirente «sono indipendenti da ogni altro potere dello Stato». Lo ha spiegato ancora oggi il Guardasigilli intervenuto in Senato per la relazione sull’amministrazione della giustizia: «pensare ad un pm superpoliziotto» è errato in quanto già oggi con il sistema attuale delle carriere unite v’è già quel rischio, «con l’aggravante che godendo delle stesse garanzie del giudice egli esercita un potere immenso senza alcuna reale responsabilità». Così il Ministro Nordio davanti al Parlamento prima di vedere approvata la relazione con 90 Sì e 71 No tra i banchi dell’opposizione: vedere migliaia di inchieste iniziate e intentate, poi però finite nel nulla, fa capire come sia un problema non da poco che il pm diriga le indagini, le crei e che porti avanti il fascicolo spesso «svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo», ha detto in Aula il Guardasigilli. Ribadendo che la riforma della giustizia, con inserito al suo interno la separazione delle carriere dei magistrati, rappresenta un impegno inderogabile preso dal Governo fin dalla campagna elettorale pre-Politiche, Nordio ritiene falso che vi sia con questa proposta di legge una piena “influenza” del pubblico ministero all’esecutivo, «l’unico processo che respingiamo è quello alle intenzioni».