Bere il caffè fa bene o fa male? Da sempre c’è tale dibattito che spesso e volentieri divide gli esperti su chi consiglia di bere la famosa bevanda amara, e chi invece lo sconsiglia, o comunque invita alla moderazione. Dove sta quindi la verità? Un aiuto potrebbe arrivare da un recente studio sul caffè pubblicato sulla prestigiosa rivista American Journal of Clinical Nutrition, secondo cui chi beve regolarmente questa bevanda ha meno rischi di sviluppare la demenza, una delle malattie cognitive senza dubbio più diffusa al mondo, nonché anticamera spesso e volentieri dell’Alzheimer. Ma attenzione, affinchè il caffè abbia questi effetti benefici bisogna berlo amaro, quindi non zuccherato, e nel contempo con la caffeina, quindi non un “deca”.
Tale collegamento è stato individuato dopo aver studiato quasi 205mila cartelle cliniche di pazienti del Regno Unito con età compresa fra i 40 e i 69 anni, e realizzato da alcuni scienziati e studiosi cinesi. Chi consuma quindi maggiormente il caffè nero, quindi amaro, senza alcuno zucchero, può avere diverse probabilità in meno di contrarre malattie come demenza, Alzheimer e persino il morbo di Parkinson. Nelle cartelle si elencavano le abitudini degli stessi pazienti, a cominciare dal consumo di caffè nonché dalla presenza di demenza, e riguardavano un periodo in media di nove anni. Viene inoltre specificato che: “Non sono state osservate associazioni del genere per il caffè zuccherato o dolcificato artificialmente”.
CAFFE E DEMENZA, I RISULTATI DEL LAVORO DEI RICERCATORI
I pazienti studiati sono stati divisi in cinque gruppi, a cominciare dai non consumatori di caffè, fino ai “grandi consumatori”, ovvero, coloro che solitamente assumono più di tre tazzine di caffè ogni 24 ore. Ed è stato proprio in quest’ultimo gruppo che è stata individuata la correlazione demenza-caffè maggiore, ma in generale tutti i bevitori di caffè, in qualsiasi quantità, aveva il 34 per cento di probabilità in meno di sviluppare il morbo di Alzheimer, la demenza, e le malattie correlate, nonché il 37 per cento in meno di sviluppare il morbo di Parkinson e infine, il 47 per cento in meno di morire a causa di una malattia neurodegenerativa.
La condizione basilare però, come detto sopra, è che il caffè non sia zuccherato e sia “caffeinato”, visto che in caso contrario tale associazione non regge. Ma a cosa si deve questa protezione del nostro cervello? Secondo chi ha realizzato lo studio è probabile che la caffeina abbia delle proprietà in tal senso ma che lo zucchero e altri dolcificanti artificiali vadano ad interferire con la stessa.
CAFFE E DEMENZA, ECCO COSA E’ EMERSO DA UNO STUDIO AUTOREVOLE
Perchè è rilevante questo studio sul caffè? Perchè sono milioni le persone nel mondo che bevono questa gustosa bevanda amara, a cominciare dall’Italia, dove il caffè, soprattutto quello espresso, è una vera e propria cultura. Si pensi ad esempio ad alcune città, su tutte Napoli, dove è d’obbligo bere un buon caffè in ogni occasione, e dove vi è anche la splendida pratica del caffè sospeso, ovvero, pagare una tazzina di caffè al bar per qualcuno che magari non può permetterselo. Insomma, sapere che bere il caffè fa anche bene, è senza dubbio una lieta notizia per gli italiani, ma non è comunque la prima volta che vengono segnalate le proprietà benefiche del chicco nei confronti del nostro cervello.
Alla fine possiamo dirlo, la bevanda amara marrone, tanto in voga in Italia, non fa male, e dopo questo studio c’è una certezza in più. Ma ora mi raccomando, non correte a riempirvi di caffè perchè altrimenti rischiate di annullare gli effetti benefici dello stesso, ottenendo quindi quello contrario. Come ci dicono spesso e volentieri i nutrizionisti, è sempre bene cibarsi in maniera varia e con moderazione, e lo stesso vale per il caffè.