Fa parte del sentire comune, intendendo con questo le chiacchiere che le persone si scambiano nei negozi, nei supermercati, dal parrucchiere, nei bar, e così via, che il nostro servizio sanitario sia in carenza di medici, e siccome siamo tutti allenatori di calcio e, di solito per esperienze personali, anche esperti di sanità, ecco che il sentire comune vede nella carenza di medici anche l’origine del problema dei lunghi tempi di attesa per accedere a molte prestazioni sanitarie. Passi che lo dica chi non è professionalmente educato, ma quando al coro si uniscono figure che appaiono come esperti allora ci si deve un attimo fermare a riflettere per capire se questa affermazione (e cioè la carenza di medici) è vera, è falsa, o un po’ tutte e due.
Da queste colonne si è intervenuti più volte sull’argomento ed il contributo più recente è stato proposto da Il Sussidiario nel giro per la sanità dell’Europa che si è svolto in preparazione delle recenti elezioni continentali. Usando i dati disponibili presso Eurostat si è riportato che per curare i cittadini delle nazioni per le quali si possiedono delle informazioni sono impiegati 3,7 medici ogni 1.000 abitanti; che si va dai 2,2 medici x 1.000 della Turchia, e del Lussemburgo e 3,2 di Francia e Regno Unito ai 5,4 dell’Austria, 5,6 del Portogallo e 6,3 della Grecia; che l’Italia ha un valore di medici (4,1) leggermente superiore alla media; che, con alcune eccezioni, è l’est europeo che è carente di personale: numeri e differenze che sono segnali evidenti di come i diversi servizi sanitari nazionali stanno affrontando con il personale medico il tema della cura e della assistenza dei propri cittadini. E allora, se questi sono i numeri perché tornare ancora sull’argomento? Perché, facendo di nuovo ricorso ad Eurostat, ci sono molte altre informazioni di natura statistica che possono aiutare a meglio comprendere quale sia la situazione, sempre che a queste statistiche si voglia dare un credito che superi le necessarie incertezze (differenze nelle definizioni, nella raccolta dei dati, nella loro completezza e qualità, …) che solitamente attribuiamo loro.
Negli ultimi 20 anni il rapporto tra medici e popolazione è aumentato in tutto il continente: la figura 1 presenta esemplificativamente l’andamento in alcune selezionate nazioni, con ad un estremo la Francia, che è quella che partiva dai valori più bassi e dove il tasso è aumentato di meno, ed all’altro estremo l’Austria, che invece oltre a partire dai valori più alti è anche quella che è aumentata di più. L’Italia è posizionata nel mezzo ma in termini di crescita è stata superata da diverse nazioni (esempio: Germania, Spagna, e Svezia).
Figura 1. Medici x 100.000 abitanti. Andamento nel tempo del tasso in alcune selezionate nazioni dell’Europa. Fonte Eurostat.
E quali sono le tipologie di medico che sono state scelte nelle diverse nazioni? I dati Eurostat non offrono molti dettagli: la figura 2 rappresenta le informazioni disponibili. Sia per le specialità chirurgiche che per le specialità mediche l’Italia presenta un tasso (x 100.000 ab) che pur non essendo il più elevato è superiore a quello di molte altre nazioni, con la Grecia che eccede in quasi tutti i settori (ad esclusione della psichiatria e della medicina di base). La medicina di base è proprio il tallone debole invece del nostro paese, mentre rappresenta un punto di forza in Francia (che, al contrario, presenta i tassi più bassi in tutti gli altri gruppi di medici).
Figura 2. Medici x 100.000 abitanti. Tipologia di medico in alcune selezionate nazioni dell’Europa. Anno 2021. Fonte Eurostat.
La figura 3, prendendo a riferimento l’anno 2022, riporta il numero di persone (ogni 100.000 abitanti) che si sono laureate in medicina nelle diverse nazioni europee. L’Italia, con un tasso del 16,6 x 100.000, fa parte del gruppo di paesi che presenta un indice di laureati medici superiore alla media europea (15,5 x 100.000), gruppo che è guidato da buona parte delle nazioni dell’est europeo.
Figura 3. Laureati in Medicina x 100.000 abitanti. Anno di laurea: 2022. Fonte Eurostat.
Infine. C’è qualche relazione tra il numero di medici che lavorano ed il numero di nuovi medici che si laureano? La figura 4 mette in relazione i due indici (sotto forma di medici x 100.000 ab) calcolati nell’anno 2021 e mostra innanzitutto che c’è molta variabilità in ciascuna di queste due variabili e che la loro relazione (al di là dell’impressione che può suggerire la figura) è piuttosto debole (R2 = 0,04), anche se va nella direzione per cui al crescere del tasso di medici diminuisce il tasso di nuovi laureati medici. L’Italia si trova nel mezzo della distribuzione dei valori.
Figura 4. Relazione tra tasso di medici e tasso di nuovi laureati in Medicina. Valori x 100.000 abitanti. Anno 2021. Fonte Eurostat.
Volendo sintetizzare, i dati Eurostat sui medici già al lavoro o appena laureati indicano, al netto delle critiche che sempre si possono rivolgere ai confronti statistici internazionali, ancora una volta che in Italia i medici nel complesso non mancano, ma se si entra in qualche dettaglio si osserva che delle deficienze ci sono, come per i medici di medicina generale. Sono anche altri i settori sanitari che vengono evidenziati come carenti nel nostro paese, in primis l’area della medicina d’urgenza, ma la mancanza di informazioni in proposito nei dati di Eurostat non permette di capire se si tratta di un problema italiano o se invece il problema interessa anche altri paesi.
La grande eterogeneità dei tassi nelle discipline per le quali i dati Eurostat mettono a disposizione delle informazioni parla innanzitutto delle diversità che caratterizzano i servizi sanitari dei diversi paesi e le (probabilmente) diverse tipologie di risorse mediche che gli stessi servizi sanitari utilizzano per rispondere ai bisogni sanitari dei propri cittadini.
Per quanto riguarda poi il tema della scelta del corso di laurea in medicina le informazioni qui riportate sembrano indicare che vi sia una relazione molto debole tra il tasso di medici al lavoro ed il tasso di nuovi laureati medici.
Ciò che invece rimane inevasa, nonostante tutte queste informazioni statistiche e questi confronti tra nazioni, è la risposta alla domanda più importante, e cioè quanti medici servono per garantire il raggiungimento degli obiettivi che ogni servizio sanitario si è dato, e per noi la garanzia del diritto alla tutela della salute in condizioni di universalità, uguaglianza, ed equità. Senza questa risposta i nostri medici saranno sempre troppi, per alcuni, o troppo pochi, per altri.
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