Nella puntata odierna di ‘Delitti in famiglia’ si parlerà della triste e difficile (ma fortunatamente con un lieto fine che non sempre c’è nelle storie simili) vicenda vissuta dalla oggi 44enne Giovanna Cardile, attualmente insegnante di sostegno e ricercatrice, impegnata nel suo piccolo per combattere il fenomeno dei femminicidi che – suo malgrado – sono una parte importante del suo passato, un ferita ancora aperta ed indelebeline nella mente di quella che era una bambina di soli 5 anni – appunto, Giovanna Cardile – che vide il padre uccidere a sangue freddo sua madre e sua nonna in una difficilissima notte dell’aprile del 1985.
Partendo proprio da quanto accaduto a Giovanna Cardile, in quel 5 aprile era nell’abitazione della nonna con la madre – da poco separatasi dal marito a causa delle continue vessazioni e degli abusi costanti – quando il padre suonò alla porta: una volta entrato, senza rivolgere una parola a nessuno estrasse un fucile da un sacco nero che portava con sé e uccise sul colpo l’anziana signora, dirigendosi poi nella vicina camera per rivolgere il suo fucile contro la mamma di Giovanna; il tutto sotto gli occhi attoniti della bimba che aveva solamente 5 anni e del fratello, che all’epoca di anni ne aveva 7.
Chi è Giovanna Cardile: il suo ricordo di quella terribile sera del 5 aprile 1985
Una vicenda che parecchi anni dopo la stessa Giovanna Cardile ha deciso di mettere nero su bianco in un libro, ‘Due vite in una‘, nel quale – ricordando quella terribile serata – racconta che “vedendo la nonna a terra, in una pozza di sangue, la mamma cacciò un urlo al quale seguì un altro colpo di fucile che la ferì senza ucciderla“: fu in quel momento che una piccolissima Giovanna – conscia che tanto “vivere senza la mamma (..) significava essere già morta” – decise di frapporsi “tra lei e mio padre” per proteggerla e difenderla con la certezza che “non avrebbe avuto il coraggio di sparare ancora”.
Tuttavia, l’uomo “con violenza – racconta ancora Giovanna Cardile – mi scostò e finì ciò per cui si era presentato quella sera, mandando in frantumi anche la mia vita” nell’arco di pochi drammatici minuti; ma – dicevamo già in apertura – questa è anche una storia a lieto fine, perché dopo il triste accaduto, Giovanna e il fratello furono adottati da una coppia che li ha cresciuti e fatti sentire “voluti ed accolti” con i loro “occhi amorevoli”.
Grazie alla sua nuova famiglia (e soprattutto ad un uomo che ora riconosce come il suo unico padre) Giovanna Cardile ha potuto studiare e crescere serenamente, facendo della sua storia un esempio per molte persone con il costante desiderio – ancora irrealizzato – di aprire “un centro per i bambini vittime dei femminicidi” affinché ognuno possa avere la stessa fortuna che hanno avuto lei e suo fratello.