Liliana Resinovich “è stata uccisa”. Lo ripete come un mantra suo fratello, Sergio, impegnato ormai da due anni in una serrata battaglia per arrivare alla verità e all’assassino della 63enne. Il giallo di Trieste potrebbe essere davvero a una svolta e la convinzione dei familiari trova nuova linfa nelle indiscrezioni sull’esito della nuova autopsia, diffuse dal quotidiano Il Piccolo pochi giorni fa, secondo cui il cadavere presenterebbe “segni e lesioni provocati da terzi”. Evidenze che sarebbero quindi incompatibili con lo scenario suicidario prefigurato nella prima consulenza medico legale in sede di pregressa indagine.
Le conclusioni dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, alla quale è stato affidato l’incarico per i nuovi accertamenti sul corpo, sembrerebbero diametralmente opposte a quelle a cui sono giunti i colleghi che lavorarono per primi al caso, Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli. Secondo la loro analisi, Liliana Resinovich si sarebbe suicidata e non prima di due o tre giorni dal ritrovamento nonostante fosse sparita da settimane (la scomparsa risale al 14 dicembre 2021, il rinvenimento del cadavere al 5 gennaio seguente). Una cosa inverosimile, per Sergio Resinovich e i parenti, in quanto la sorella non avrebbe avuto motivo di togliersi la vita e non si spiegherebbe affatto il “buco” di almeno 15 giorni tra la sparizione e il decesso inquadrato dai due consulenti. Non è ancora chiaro se la dottoressa Cattaneo abbia cristallizzato un’epoca della morte differente, ma è certo che le lesività riscontrate in questa nuova fase investigativa, se confermate, aprono all’omicidio e scrivono tutta un’altra storia.
Liliana Resinovich: il fratello Sergio esclude l’azione di estranei nel delitto
Sergio Resinovich è sempre stato convinto dell’omicidio e i nuovi risultati autoptici potrebbero dargli ragione. L’uomo esclude l’azione di estranei e sostiene che l’assassino di Liliana Resinovich sia da cercare nell’orbita di contatti della 63enne. “Mia sorella non si è uccisa, è stata suicidata e ora gli accertamenti medico legali confermano questa ricostruzione“.
Sul cadavere di Liliana Resinovich, stando alle anticipazioni del quotidiano Il Piccolo riportate da Chi l’ha visto?, la perizia Cattaneo (prossima al deposito, previsto per il 15 dicembre) avrebbe individuato lesività risultate positive alla glicoforina, una proteina utile a indicare se sono state inferte prima o dopo la morte. Nel caso della 63enne, la positività proverebbe che le lesioni sono state inferte in un tempo antecedente al decesso.
Quali sono le lesioni trovate sul corpo di Liliana Resinovich
Sono numerose le lesioni riscontrate sul corpo di Liliana Resinovich e potenzialmente riconducibili allo scenario di una morte violenta, diversamente da quanto concluso dopo la prima autopsia. Anzitutto, ricostruisce Chi l’ha visto?, si parla di “infiltrazioni emorragiche” a carico di cervello, labbro, polmoni, sterno e mano destra (dove sarebbero evidenti escoriazioni che per il medico legale Vittorio Fineschi, consulente del pool che assiste Sergio Resinovich non rimandano a una caduta).
Liliana è morta per soffocamento, ma prima di morire, stando alle indiscrezioni sulla nuova autopsia, avrebbe subito lesioni non autoinferte né accidentali. Lo studio dello scheletro della 63enne avrebbe portato a evidenziare una “frattura perimortale” (avvenuta cioè poco prima della morte) alla seconda vertebra toracica.