Cresce sempre di più la progettualità attorno al porto di Palermo che è già protagonista di un ampio progetto di riqualificazione – al quale arriveremo tra poco – ed ha visto avviare ufficialmente i lavori per la costruzione di un nuovo bacino di carenaggio: a dirlo è il segretario dell’Autorità sicula di sistema portuale (anche nota con la sola sigla Adsp) Luca Lupi in un’intervista con AdnKronos nella quale ha tracciato tutto il percorso dei cantieri che saranno avviati nei prossimi mesi e che puntano a rendere il porto palermitano un vero e proprio punto di riferimento per l’area mediterranea.
Il punto di partenza di Lupi – quasi ovviamente – il già citato bacino di carenaggio che “consentirà di creare nella città un polo per la costruzione di nuove grandi navi” con un doppio effetto positivo sia sul livello di occupazione – dato che attirerà nell’area “molti metalmeccanici che sono al lavoro nei cantieri del Nord” invertendo di fatto “l’esodo” – del capoluogo siciliano, sulla competitività del cantiere del porto di Palermo – dando anche un’importante spinta all’industria “dell’acciaio” -; puntando peraltro a diventare “a pieno diritto [un] hub” in un rinnovato e sempre più avanzato “sistema portuale del Mediterraneo”.
Luca Lupi: “Con l’intervento al waterfront il porto di Palermo tornerà centrale nell’ecosistema cittadino”
E dal nuovo cantiere del porto di Palermo, l’intervista a Luca Lupi si sposta presto al già citato progetto di riqualificazione con il quale – spiega – si darà una nuova vita al “waterfront” del capoluogo siciliano con effetti positivi che dall’area portuale si estenderanno fino al cento città e all’intera regione dando un’importante spinta “al turismo via terra e mare” mentre si riaccenderà anche l’interesse cittadino verso “luoghi prima sconosciuti”.
Il progetto di riqualificazione del porto di Palermo – di cui vi avevamo già parlato in quest’altro articolo – è già partito con la prima opera tra il “porticciolo di Sant’Erasmo” e il quartiere circostante e con “l’apertura del Palermo Marina Yachting”; mentre a brevissimo – “nel 2025”, promette Lupi – si passerà anche al “primo stralcio del progetto di interfaccia” che mira a creare un ponte visivo tra l’area portuale e quella urbana. Il tema che muoverà l’intera opera è quello – imprescindibile – del “rinnovamento urbano sostenibile” che mira a ridare vigore a quell’immagine “marittima” della città di Palermo, restituendo anche aree importanti e scenografiche ai cittadini.
Dal porto di Palermo il discorso passa poi anche al vicino porto trapanese che è protagonista – a sua volta – di una rimodernazione che per ora si sta concentrando “sui drenaggi e sull’intervento del waterfront” che avranno il duplice effetto di migliorare “la sicurezza” delle navi che attraccano – per esempio spostando i “terminal aliscafi a una profondità di -11 e -10 metri” – e di riqualificare un’area praticamente abbandonata “sviluppando l’economia reale” della città: “Una vera rigenerazione per cancellare degrado, abbandono [e] cantieri dismessi”, sintetizza con fierezza Lupi ad AdnKronos.
Lupi: “Fondamentali per i progetti siciliani i fondi europei Cef”
Tutto questo – dagli interventi al porto di Palermo, fino a quelli di Trapani e alle altre “tre differenti proposte progettuali” già presentate alla Commissione ma che Lupi non anticipa – reso possibile dal nuovo Regolamento europeo sulle reti di trasporto che potrebbe contribuire a rendere il nostro bel paese “strategico nel Mediterraneo” riaffermando il ruolo siciliano di “piattaforma territoriale strategica” grazie anche al supporto dei partner dell’area e degli “scali più importanti a livello europeo” che restituiranno “visibilità e valenza internazionale” al territorio siciliano.
Sempre l’Europa – conclude Lupi – ha reso economicamente possibile l’intero progetto del porto di Palermo grazie a circa “40 milioni [dai] fondi Cef, Connecting Europe Facility” che sono nati proprio nell’ottica di contribuire – da un lato – la “competitività industriale” di aree strategiche come quella siciliana e – dall’altro – di migliorare l’accesso “anche ai paesi periferici”.