Si chiamano Ready to drink, RTD, e stanno prendendo sempre di più piede anche in Italia. Qualcuno potrebbe gridare al sacrilegio tenendo conto che il Belpaese è la patria del Campari, dell’Aperol, e in genere del buon vino e del prosecco, ma i giovani stanno iniziando a consumarli sempre di più, facendo così aumentare il loro mercato. Come si legge su Gambero Rosso, la patria dei ready to drink sono gli Stati Uniti, il Paese tipico del cibo veloce, ma anche da noi si stanno diffondendo sempre di più così come emerge da una rilevazione di Cga by Nielsen Iq.
I dati parlano chiaro: al giro di boa del 2024, quindi fino al 30 giugno del 2024, quasi un italiano su quattro, precisamente il 24%, ha provato una bevanda ready to drink, mentre più della metà, il 53%, si è detto disposto a provarla. Per chi non avesse mai sentito parlare dei Ready to drink, come dice il nome stesso si tratta “pronti da bere”, bevande che sono già “mescolate” e che possono essere ad esempio i vari cocktail più famosi, leggasi Mojito, Negroni e Moscow Mule, ma anche cocktail più semplici come ad esempio il gin-tonic e molto altro ancora.
READY TO DRINK: ECCO PERCHÈ SI ACQUISTANO
Da anni si trovano sul mercato gli Sprtiz già confezionati, sia ufficiale Aperol quanto di sottomarche, così come la sangria, ma la diffusione degli altri cocktail già pronti è una tendenza degli ultimi tempi, chiaro indizio di quanto il consumatore, anche quello italiano, voglia sempre di più puntare su un prodotto veloce, senza perdere troppo tempo, magari sacrificando un po’ il gusto e la qualità. In ogni caso, c’è un grosso risparmio economico visto che la differenza di listino è evidente, soprattutto per quei cocktail più complessi dove servono diversi ingredienti.
Ma chi consuma di più i ready to drink? Secondo la rilevazione di cui sopra, a comandare sono i più giovani, la Generazione Z, mentre fra le bevande più apprezzati vi si trovano in vetta i cocktail premiscelati con il 46 per cento. Sul perchè vengono acquistati gli RTD, gli italiani indicano prima di tutto un buon rapporto qualità/prezzo, ma c’è chi chiede una gradazione alcolica ridotta e una maggiore varietà di catalogo.