A volte la cinefilia fa dei giri strani, l’eredità di un film cresce senza alcun apparente senso logico. Quello che per gli spettatori italiani è uno dei film natalizi per eccellenza, ovvero Una poltrona per due, mandato in onda in modo praticamente continuo dalle reti televisive a partire dal 1986, quando venne trasmesso per la prima volta, in realtà uscì negli Stati Uniti l’8 giugno del 1983, in piena stagione dei grandi blockbuster, affrontando da pari a pari film come Il ritorno dello Jedi, Voglia di tenerezza e Flashdance.
Eppure, il film diretto da John Landis solo da qualche anno ha assunto nel mondo anglosassone lo statuto privilegiato di film natalizio, da quando nel 2008 il Washington Post lo ha celebrato come uno dei film di Natale più sottovalutati di sempre, innescando una reazione a catena che si è propagata; in Italia, invece, dove il film è uscito a gennaio, quindi dentro lo spirito natalizio, lo abbiamo sempre saputo, grazie proprio al potere persuasivo delle trasmissioni televisive (che poi, è lo stesso potere che ha permesso a La vita è meravigliosa di Frank Capra di diventare il classico che è oggi). Oggi però, quel potere possiamo ricontestualizzarlo, visto che Una poltrona per due torna per tre giorni nelle sale il 9,10 e 11 dicembre.
Chi non conosce la storia del ricco Louis (Dan Aykroyd) e del povero Billy Ray (Eddie Murphy, al secondo ruolo cinematografico dopo l’altrettanto irresistibile 48 ore), le cui vite vengono scambiate per la capricciosa scommessa dei due ricchissimi capitalisti fratelli, Randolph e Mortimer Duke (Ralph Bellamy e Don Ameche, due vecchie volpi della commedia brillante), si godrà una delle più divertenti e intelligenti commedie di tutto il cinema degli anni ’80.
Landis, supportato dalla sceneggiatura praticamente perfetta di Timothy Harris e Herschel Weingrod, parte dalla tradizione dei maestri della commedia come Preston Sturges e Billy Wilder, con una correzione di Capra, per addentrarsi nel cuore dell’economia americana, quella reaganomics che oggi chiamiamo turbocapitalismo, che proprio nell’83 ebbe i primi sussulti di “gloria” e che ha trasformato il liberismo statunitense prima e globale poi in una questione finanziaria prima che industriale: con straordinaria semplicità e profondità, dietro il meccanismo comico e il gioco delle parti che è un classico della narrazione, il film racconta come la bolla dei mutui e le scommesse di borsa che hanno ucciso l’economia mondiale nel 2008 siano figlie dei rialzi della pancetta e del succo d’arancia teorizzati da Billy Ray.
I buoni sentimenti contro le manovre della ricca borghesia, niente di nuovo, certo, ma il tono mordace con cui Landis mette in scena, la costruzione degli eventi e delle sequenze, il ritmo trascinante e la strepitosa verve di tutti gli interpreti, nessuno escluso, che porta la commedia sull’orlo della follia, rende Una poltrona per due un film imperdibile per ogni appassionato di cinema Usa. E se potete godervelo sul grande schermo, ancora meglio.
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