Non si è ancora – ovviamente – fermata la caccia agli aggressori che si sono resi protagonisti degli abusi di Capodanno a Milano durante la grande festa che riunito migliaia di persone in Piazza Duomo e mentre aumentano le segnalazioni da parte delle malcapitate vittime – ci torneremo a breve -, sembra che le Forze dell’ordine siano intenzionate a mettere in capo tutte le risorse a loro disposizione: per dare una risposta a chi siano i responsabili degli abusi di Capodanno a Milano – infatti – si potrebbe ricorrere anche al software di identificazione facciale chiamato ‘Sari’ da tempo in mano agli inquirenti ma utilizzabile solamente nel caso in cui ci sia – esattamente come nella notte di San Silvestro – una chiara motivazione.
Facendo prima di tutto un passetto indietro, è bene ricordare che le primissime a parlare degli abusi di Capodanno a Milano sono state un gruppetto di turiste belghe che poco dopo la mezzanotte si sono trovate braccate da un gruppo di uomini che – hanno raccontato prima in un’intervista, poi ai nostrani inquirenti – le hanno toccate “sia fuori che dentro i nostri vestiti“; e mentre ai loro racconti si è inizialmente unita anche una ragazza emiliana che ha scelto di non sporgere formalmente denuncia, pare che anche una 50enne italiana – peraltro avvocato -, due inglesi e una sudamericana siano state vittime di quello che pare facile immaginare sia lo stesso gruppo di uomini.
Abusi di Capodanno a Milano: dai video di sorveglianza ai social, l’ultima ‘arma’ per identificare gli aggressori potrebbe essere il software Sari
Per ora nel ricostruire le generalità dei responsabili degli abusi di Capodanno a Milano gli inquirenti sembrano brancolare nel buio, supportati solamente da alcuni frame delle videocamere di sorveglianza della centralissima Galleria Vittorio Emanuele II (nei pressi della quale sembra che si siano consumate tutte le violenze) che hanno immortalato le turiste belghe e i presunti aggressori: immagini già al vaglio degli inquirenti e che saranno inizialmente confrontate con i soggetti schedati agli ingressi di Piazza Duomo grazie alla cosiddetta ‘zona rossa’.
Similmente, gli agenti controlleranno a fondo anche i numerosi video pubblicati sui social quella notte che più che immortalare gli effettivi abusi di Capodanno a Milano potrebbero aver impresso in qualità migliore i volti di quel manipolo di uomini non ancora identificati; mentre l’ultimo passo potrebbe essere quello di mettere in campo il già citato software Sari che confronterà quelle stesse immagini con il database di foto segnaletiche contenute negli archivi della Polizia e dei Carabinieri, immaginando che almeno una parte di quei soggetti potrebbe essere identificata ed aiutare a catturare anche il resto del gruppo.