Due coppie di genitori adottivi in Vermont hanno fatto causa allo Stato che ha revocato l’affido dei figli poiché hanno respinto l’ideologia di genere. Secondo il Dipartimento statale per l’infanzia e le famiglie, come riportato da NCRegister, è indispensabile infatti che, nel caso ipotetico in cui il bambino non si identifichi con il sesso in cui sono nati, quest’ultimo venga accettato e assistito nel modo più adeguato, ad esempio portandoli agli eventi LGBT+ e utilizzando pronomi appropriati. Linee guida che i diretti interessati non hanno in alcun modo voluto accogliere, essendo cristiani protestanti (i papà anche pastori).
È così che Brian e Katy Wuoti e Bryan e Rebecca Gantt sono stati costretti a rinunciare ai propri figli, che in questi anni hanno cresciuto con amore e che non hanno mai manifestato problemi nell’identificarsi col proprio genere. La speranza è che con la causa qualcosa possa cambiare. È per questo motivo che si sono affidati al gruppo di difesa legale Alliance Defending Freedom. “Il sistema di affidamento del Vermont è in crisi: non ci sono abbastanza famiglie per prendersi cura dei bambini vulnerabili e i bambini nati con dipendenze da droghe non hanno un posto da chiamare casa. Eppure lo Stato sta mettendo la sua agenda ideologica davanti alle esigenze di questi bambini sofferenti”, ha denunciato il rappresentante Johannes Widmalm-Delphonse.
La diatriba in Vermont sull’affido revocato ai genitori contrari all’ideologia di genere
La revoca dell’affido alle due coppie che hanno respinto l’ideologia di genere in Vermont ha scatenato molte polemiche. “Le famiglie Wuoti e Gantt hanno adottato cinque bellissimi bambini in totale, tra cui ce ne sono anche alcuni con bisogni speciali”, ha continuato Widmalm-Delphonse. “Ora lo Stato dice che sono inadatti a essere genitori di qualsiasi bambino a causa delle loro tradizionali credenze religiose sulla sessualità umana. Il Vermont sembra preoccuparsi poco dei bisogni dei bambini vulnerabili, tanto meno dei diritti costituzionali dei suoi cittadini. Ecco perché li stiamo citando in giudizio in tribunale federale”.
Secondo la difesa, quanto stabilito dal Dipartimento statale per l’infanzia e le famiglie viola i diritti costituzionalmente protetti di libertà di parola, libera associazione, esercizio religioso, giusto processo e parità di protezione ai sensi della legge. Il vice commissario Aryka Radke tuttavia non è della stessa idea: “È nostra responsabilità garantire che tutti i bambini e i giovani risiedano in una casa con genitori adottivi che si impegnano ad abbracciarli pienamente e sostenerli in ogni forma”, ha replicato.