Arriva una sola condanna per le bestie di Cerano, la psicosetta della provincia di Novara, a processo con gravi accuse. Come si legge sul sito di Fanpage ma anche su quello dell’agenzia Ansa, alla fine un solo imputato è stato condannato a sei anni per il reato di violenza sessuale, mentre tutti gli altri 25 alla sbarra sono stati assolti, così come deciso dalla corte di Assise di Novara.
Una sentenza che ovviamente non ha soddisfatto Silvia Baglivo, il pubblico ministero, che ha già fatto sapere di voler ricorrere in appello, dopo che lo scorso luglio aveva chiesto al giudice del tribunale piemontese una condanna per un totale di 230 anni di carcere per i 26 imputati, pene ovviamente ben differenti rispetto ai verdetti emessi in queste ore. A testimoniare in aula anche due ragazze, presunte vittime della bestie di Cerano, che nel descrivere quanto accadeva nei boschi del Ticino sono scoppiate in lacrime, non riuscendo a reggere la pressione psicologica dovuta da quei ricordi.
BESTIE DI CERANO, I FATTI RISALENTI AL 2012
I fatti, come precisa ancora Fanpage, risalgono a ben 13 anni fa, alla primavera del 2012 ma il processo iniziò diversi anni dopo, a febbraio del 2023, dopo che una donna, che all’epoca dei fatti era minorenne, presentò una denuncia.
Nel corso di questi dieci e passa anni alcuni reati sono andati prescritti, mentre per altri il giudice di Novara ha stabilito che il fatto non sussiste. Una condanna che come detto sopra ha lasciato l’amaro in bocca all’accusa, che aveva chiesto delle condanne in carcere per tutti gli indagati, comprese fra i 7 e i 18 anni di reclusione, oltre al sequestro dei loro beni.
BESTIE DI CERANO, COSA ACCADDE NELLA CASETTA NEL BOSCO
Nel dettaglio si era puntato il dito in particolare contro due psicologhe, ritenute le presunte leader delle bestie di Cerano, nonché contro l’ex convivente del capo della setta, un farmacista che veniva chiamato “il dottore” proprio per il suo ruolo. Quest’ultimo è morto prima di andare a processo nel 2023 all’età di 79 anni, di conseguenza non è mai stato giudicato. Stando al Corriere della Sera, era evidente in aula, dopo la lettura della sentenza, la delusione nelle tre ragazze che si sono costituite parte civile, fra cui Giulia, una ragazza di 36 anni che aveva denunciato il tutto nel 2018, facendo appunto scattare l’indagine.
In base a quanto raccontava, nella casetta del bosco del Ticino c’era il dottore che era il capo e che controllava le sue adepte, nonché le attività delle bestie di cerano e anche gli appartamenti. Le nuove ragazze che arrivavano partecipavano a riti di iniziazione a sfondo sessuale che vennero descritti come delle vere e proprie torture. Il gruppo, secondo il quotidiano di via Solferino, è stato in attività per almeno una 30 anni, quindi da fine anni ’80.