La storia di ogni Paese passa attraverso le gesta di grandi donne e uomini che, per meriti culturali, coraggio e spirito rivoluzionario, hanno reso possibili conquiste, diritti e aspetti della società che forse oggi diamo troppo per scontati. Questa è la storia vera di Fernanda Wittgens – che ha ispirato il film “Fernanda” – nata nel 1903 e che ha vissuto da protagonista gli anni devastanti della prima e della seconda Guerra Mondiale.
Antifascista, amorevole, legata alla cultura e alla vita delle persone; Fernanda Wittgens non si è piegata alle nefandezze del nazismo e del fascismo e, pur di aiutare le famiglie ebree accettò il rischio di essere incarcerata. Il film “Fernanda” che ne racconta la storia vera mette in evidenza il suo coraggio nel lottare, con la sola forza intellettuale mossa da estremo coraggio, per salvare la vastità di capolavori conservati presso la Pinacoteca di Brera. Addentriamoci dunque nella storia vera di Fernanda Wittgens che è manifesto di coraggio, grinta e fedeltà ai propri ideali.
Fernanda Wittgens, la storia vera del film ‘Fernanda’: disposta a tutto pur di non piegarsi alla paura e alla disumanità
La storia vera di Fernanda Wittgens – raccontata dal film “Fernanda” – è a tratti controversa se si passano in rassegna le descrizioni che nel tempo sono emerse sul suo conto. Il suo coraggio era apprezzato quasi in maniera condivisa; come racconta Focus, c’era però una parte del settore dell’arte che non vedeva di buon occhio la sua attitudine quasi militaresca e con saltuari eccessi d’ira. “Non escludo l’impetuosità nella discussione e l’eccesso di lealtà… Io non so cosa siano le posizioni negative, la mia vitalità è qualche volta, per se stessa, un’offesa per chi ama vivere pigramente, o peggio, per chi non sa altra affermazione all’infuori del compromesso”. Questo è quanto scriveva Fernanda Wittgens in una lettera per l’amica Clara Valenti; uno stralcio dove sostanzialmente quasi confermava quell’indole, ma per ragioni ben più lodevoli.
La storia vera di Fernanda Wittgens, come anticipato, si intreccia con i conflitti e in particolare con la Seconda Guerra Mondiale. L’Italia entrò in guerra e l’unico obiettivo era quello di salvare l’immenso patrimonio conservato nella Pinacoteca di Brera. La donna restò fianco a fianco ai suoi uomini senza perdere un minimo di lucidità, senza arrestare nemmeno per un’attimo la sua voglia di mettere in salvo la cultura lasciando spazio alla paura. Tutto venne conservato prima in un sotterraneo e, dopo i copiosi bombardamenti, ttrasferito altrove nel 1943.
“Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa belva…”, Fernanda Wittgens e il ‘tradimento’ che le costò l’arresto
“Quando crolla una civiltà e l’uomo diventa belva, chi ha il compito di difendere gli ideali della civiltà, di continuare ad affermare che gli uomini sono fratelli anche se per questo dovrà… Pagare?”. Sono le parole di Fernanda Wittgens – come riporta Focus – in una lettera scritta dal carcere per sua madre e le sue sorelle. “Sarebbe troppo bello essere intellettuali in tempi pacifici, e diventare codardi, o anche semplicemente neutri; quando c’è un pericolo”. Un carisma monumentale, parole che andrebbero stampate per tappezzare le strade di ogni città. Sono pensieri che raccontano un altro pezzo importante della storia vera di Fernanda Wittgens quando, tradita da un giovane ebreo, venne arrestata per aver procurato una carta d’identità falsa ad una famiglia in fuga verso la Svizzera.
Fernanda Wittgens muore l’11 luglio del 1957; una prematura scomparsa dopo anni vissuti alle prese con il calvario della malattia ma che non arrestarono, fino agli ultimi attimi di vita, la sua grinta, il suo coraggio, e la sua estrema dedizione per la cultura italiana.