“RELIGIONI PER LA PACE”: SIGLATA A VIENNA LA DICHIARAZIONE TRA CRISTIANI, MUSULMANI ED EBREI
Lo insegnava con “potenza mite” il Santo Padre Benedetto XVI nel suo pellegrinaggio in Terra Santa nel 2009, assieme allo storico discorso di Ratisbona: è possibile pensare alla vera pace promossa dalle religioni monoteiste, incentrata sul dialogo, il rispetto e il perdono. Parte da qui la Dichiarazione di Vienna siglata lo scorso 9 gennaio, dal titolo “Religioni per la pace”, promossa dal cardinale Christoph Schönborn (arcivescovo di Vienna) e firmata poi dal rabbino capo dell’Austria Jaron Engelmayer e dal presidente della Comunità Musulmana del Paese appena oltre le Alpi, Ümit Vural.
Una pace promossa e garantita da cristiani, musulmani ed ebrei, ragionata contro ogni discriminazione ma anche impegnata a produrre una società finalmente libera e matura: la firma storica si è tenuta presso il Palazzo Arcivescovile della Capitale austriaca, su proposta concreta del cardinal Schönborn. I tre rappresentanti delle grandi religioni più diffuse d’Europa si uniscono per sottoscrivere come la fede ancora oggi possa essere una svolta efficace «per una convivenza pacifica». In momento storico dove la guerra e le violenze entrano anche alle porte dell’UE, e con due conflitti in corso dove la libertà religiosa viene messa sotto stress assieme alla urgente convivenza sociale, potersi unire contro le minacce e le discriminazioni è ben più di un “toccasana” culturale.
Come ha più volte intimato Papa Francesco dal Vaticano, occorre allontanare ogni abuso religioso usato per incitare violenza e terrore: al contempo, la Dichiarazione di Vienna per la pace invita a combattere ogni discriminazione per poter rafforzare la stretta coesione delle tre peculiari fede monoteiste. La testimonianza dell’Austria travalica ben oltre i confini e risulta spunto interessante per la convivenza civile dell’interno Continente, intimorito e “pressato” da uno scenario internazionale tutt’altro che incline alla speranza: eppure, con il Giubileo cattolico appena inaugurato a Roma e in tutto il mondo, il tema della speranza si lega in maniera inscindibile con quello della pace. Nella Dichiarazione siglata a Vienna l’appello finale si lega proprio al tema chiave dell’Anno Santo, invitando tutti – cristiani, musulmani ed ebrei – a collaborare e lavorare in maniera instancabile assieme «per mantenere una convivenza pacifica».
LA PROPOSTA DEL CARDINALE SCHÖNBORN E L’UNITÀ DELLA FEDE CONTRO LE GUERRE
Da ormai 30 anni arcivescovo di Vienna, l’operato del Card. Schönborn in Austria e in generale nel mondo cattolico europeo è un concentrato di dialogo, rispetto, concretezza e testimonianza dell’amore di Dio verso tutto e verso tutti: come ha spiegato lo stesso arcivescovo, la Dichiarazione di Vienna siglata tra cristiani, ebrei e musulmani è solo un passaggio, seppur chiave, nell’instancabile dialogo interreligioso dedito alla pace. Per il presule 79enne, la religioni non solo non sono (e non devono essere) il problema, bensì possono contribuire ad essere parte della soluzione al problema della convivenza civile.
L’Austria rappresenta, assieme all’Italia e purtroppo pochi altri Paesi europei, un esempio virtuoso dove la maggioranza di cristiani, ebrei e musulmani vive civilmente assieme e collabora con diverse iniziative a promuovere una società veramente “aperta” e libera. La proposta che spesso ha portato Papa Francesco a dialogare con i fratelli della fede islamica ed ebraica, a Vienna si è resa possibile grazie all’iniziativa attiva del cardinale quasi 80enne ma ancora lucidissimo nella guida della Diocesi. «È il loro Paese, proprio come il nostro», rivendica con fierezza il cardinale Schönborn nelle settimane in cui l’Austria vive un potenziale cambio radicale alla guida del Governo, con l’incarico appena affidato al leader dell’FPO, Herbert Kickl. La base comune del vivere religioso pacifico è il riconoscimento dei comandamenti di Dio e la piena libertà di fede e religione da professare sempre e comunque: mai “contro” qualcuno, ma sempre in “apertura verso”, la proposta della Chiesa austriaca con la Dichiarazione di Vienna viene elogiata dai fratelli ebrei e musulmani presenti nel Paese. Le fedi religiosi, tanto ieri come oggi, sono chiamate da impegnarsi per essere «unite per la pace», concordano i tre responsabili delle religioni al centro del pensiero europeo moderno.
Come spiegava lo stesso cardinale e arcivescovo nell’editoriale di inizio gennaio sulla rivista “Vita e Pensiero” dell’Università Cattolica di Milano, l’essere pienamente cristiani che Schönborn ha imparato da Papa Benedetto XVI nei primi insegnamenti agli inizi della carriera ecclesiastica, «significa incontrare gli altri». Questo il valore cardine del cristianesimo, testimoniato da Gesù stesso, che offriva la Sua persona per salvare e incontrare il proprio prossimo: il “metodo” insegnato e riproposto ancora oggi, due millenni dopo, è il medesimo, quell’incontro verso l’altro che arriva ad abbracciare persone, culture e religioni diverse dalla propria. Come hanno ribadito a lungo nel loro Magistero, Wojtyla, Ratzinger e ora Papa Francesco, il cristianesimo non è una teoria ma un’amicizia di e con Gesù: il medesimo metodo, il Card. Schönborn lo ha “applicato” nell’abbracciare i fratelli nella fede in un unico Dio, partorendo la Dichiarazione di Vienna che può essere spunto e invito ad una vera pace globale.