Sono già passati dieci anni dalla colossale fuga di cristiani dalla piana di Ninive, nel nord dell’Iraq, 120mila persone che dovettero fuggire di fretta e furia per evitare di venire catturarti, torturati e uccisi dall’avanzata dell’Isis, lo stato islamico. Era l’agosto del 2014 e secondo il patriarca di Baghdad dei Caldei, quel gruppo terribile è stato sconfitto ma l’ideologia è ancora fortemente presente.
Per il cardinale Louis Raphaël Sako, parlando ai microfoni dell’agenzia Fides, si è trattata di una vera e propria tragedia collettiva la fuga dei cristiani dalla piana di Ninive, un evento che ancora oggi è fortemente impresso nelle menti dei cristiani. Il tutto avvenne nella notte fra il 6 e il 7 agosto 2014, praticamente dieci anni fa, e il problema è che il 40% dei cristiani in fuga non tornarono più, visto che solo il 60% ha invece fatto ritorno in Iraq, mettendo quindi a serio rischio una delle presenze cristiane più antiche al mondo.
FUGA CRISTIANI DA PIANA DEL NINIVE: “PRIMA MOSUL POI…”
Quell’anno si era già verificata una fuga di cristiani da Mosul, circa 1.200 famiglie che si erano stanziate poi nella piana di Ninive. I militanti dell’Isis erano andati di casa in casa e avevano segnato una N, marchiando le abitazioni dei cristiani, N come Nazarano. Lo Stato Islamico obbligò i cristiani a fuggire o eventualmente sarebbero dovuti morire o convertirsi all’islam.
La quasi totalità scelse la prima opzione e la maggior parte si rifugiò nel Kurdistan iracheno dove ancora oggi vi sono 600mila sfollati nel distretto di Erbil, il 7 per cento appartenente alla religione cristiana. Purtroppo la fuga dall’Iraq prosegue ancora oggi visto che il cardinale Sako spiega che ogni mese un centinaio di famiglie cristiane lascia la propria nazione d’origine per svariate ragioni, a cominciare dal settarismo, ma anche la guerra passata e un possibile conflitto globale alla luce delle alte tensioni in Medioriente fra Israele, Hamas, Iran e Libano.
FUGA CRISTIANI DA PIANA DEL NINIVE: “SERVE UN NUOVO GOVERNO IN IRAQ”
Ecco perché secondo il cardinale di Baghdad servirebbe una vera e propria rivoluzione nello stato che fu governato da Saddam Hussein, precisamente uno stato democratico, moderno e civile “basato sulla cittadinanza”, senza che si continui a parlare di minoranze o maggioranze, ma semplicemente di cittadini e stop, tutti uguali dinanzi alla legge.
Prima della grande fuga dalla piana di Ninive i cristiani presenti in Iraq erano centomila solo a Mosul, ma il numero era già calato a seguito della guerra fra gli Stati Uniti e l’Iraq e delle violenze perpetrare dal governo del dittatore Saddam Hussein. Alla luce di quei fatti furono moltissimi i cristiani che se ne andarono dall’Iraq per trovare nuova fortuna in Europa, ma anche negli Stati Unitie e nel Canada, così come in Australia. Si calcola che siano almeno un milione i cristiani fuggiti anche da città come Bassora, nell’estremo sud dell’Iraq, dove negli anni ’70 vi vivevano cinquemila famiglie cristiane, oggi scese a solo 300.
FUGA CRISTIANI DA PIANA DEL NINIVE: “IL MALE STA PER FINIRE”
Per il cardinale Sako, nonostante l’ideologia anti cristiana resti ancora oggi molto forte, “il male non durerà dalle parti dell’Iraq”, e bisognerà solo avere pazienza, così come spiegato ai microfoni di Vatican News. In ogni caso i cristiani sono ancora convinti di essere in pericolo in quanto in Iraq sono una minoranza e Baghdad è tutt’altro che stabile.
Per il cardinale Sako bisognerebbe riuscire a superare le guerre, utilizzando non le armi ma le parole, il dialogo, per avere la meglio sui conflitti, iniziando ad educare nelle scuole. Citando Papa Francesco, il cardinale di Baghdad spiega che “la guerra mai è una vittoria”, ricordando comunque che l’Occidente è un po’ timido e che mancano soprattutto dei valori spirituali e morali, così come sta accadendo da due anni e mezzo a questa parte in Ucraina.