Dopo i primi due arresti di cui vi avevamo già parlato ad inizio mese – qui trovate tutti i dettagli -, è entrata ancora più nel vivo la ferma lotta della Francia contro gli influencer ultranazionalisti algerini che stanno (almeno secondo le accuse ufficiali) tentando di destabilizzare la sicurezza nazionale francese diffondendo messaggi di odio e veri e propri inviti ad imbracciare le armi sostenere l’attuale governo algerino: attacchi – ovviamente – inaccettabili per il governo della Francia e sui quali le indagini sono ancora in corso soprattutto per scoprire se possa esserci una qualche (per ora non provata e quasi neppure supposta) influenza diretta da parte del governo dell’Algeria.
Facendo un passetto indietro – infatti – è importante ricordare che Francia e Algeria alle spalle hanno una lunghissima storia centenaria di colonizzazione che si è conclusa solamente dopo una lunga battaglia per l’indipendenza: i rapporti – insomma – erano già particolarmente tesi, ma a gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato un breve scontro (mai veramente risolto) sulla questione migratoria e successivamente il riallacciato rapporto francese con il Marocco per l’eterna faida – che ovviamente coinvolge anche l’Algeria – sull’area Occidentale del Sahara.
La Francia dichiara lotta agli influencer ultranazionalisti algerini: per ora non sembrano esserci tracce su eventuali responsabilità da parte del regime
Tornando al punto da cui siamo partiti, nel solo arco del mese di gennaio 2025 – includendo nel computo anche i due citati in apertura – sarebbero stati almeno sette gli influencer ultranazionalisti algerini finiti al centro delle indagini della procura in Francia: quasi tutti sono accusati a vario titolo di incitamento all’odio e alla violenza e di glorificazione del terrorismo, mentre – ovviamente – i loro profili sono stati tutti tempestivamente cancellati in virtù dell’enorme mole di utenza ed interazioni che erano riusciti a raggiungere.
Allo stato attuale la Francia sembra intenzionata a muoversi con i piedi di piombo senza lanciare accuse dirette al governo algerino, tanto che il ministro degli Interni Bruno Retailleau si è limitato a dire che questi individui “traggono profitto dal contesto di forti tensioni” tra i due paesi e che per ora “non abbiamo prove che sia una campagna coordinata“; mentre l’attivista – oppositore al regime algerino – Chawki Benzehra ha ulteriormente chiarito dal suo punto di vista si tratta quasi sempre di “lupi solitari” o di vere e proprie “persone pazze” che in nessun caso hanno mostrato “legami con il regime” che – precisa una terza fonte diplomatica anonima interpellata da Politico – “non è realmente strutturato o esperto nella gestione dell’influenza online”.