LE COMUNICAZIONI DI MELONI IN PARLAMENTO: COSA HA DETTO LA PREMIER VERSO IL CONSIGLIO UE
Un discorso molto lungo in due parti – le comunicazioni e la replica successiva – con cui Giorgia Meloni apre al primo Consiglio Europeo della nuova legislatura in carica a Bruxelles, previsto il prossimo 19-20 dicembre 2024: la Presidente del Consiglio parla dei vari dossier “caldi” tanto interni quanto europei, puntando l’accento sulle forti novità che la Commissione Ue dovrà intraprendere nei prossimi anni per collaborare attivamente con la Presidenza Trump in luogo ad evitare ulteriori escalation mondiali tra guerre e crisi economiche.
Secondo Meloni è del tutto indispensabile mantenere l’approccio più pragmatico possibile nel dialogo Ue-USA, sempre costruttivi e mai oppositori: «Trump non è un nemico», rintuzza più volte la leader FdI richiamando le risposte dei deputati del Pd che invece contestavano la nuova Amministrazione nel rischi di guerre commerciali prodotte dai dazi americani. «Se si sta parlando del rischio di una politica economica protezionista», aggiunge Meloni, a cui ovviamente serve evitare di raggiungere, «non so se presentarsi da qualcuno definendolo nemico possa aiutare questo dialogo». Confermato il sostegno all’Ucraina di Zelensky con il pacchetto da 50 miliardi di dollari confermato in aiuti da inviare dall’Europa verso Kiev, l’Italia rileva il ruolo di cooperazione e dialogo tra NATO, governo ucraino e altri attori internazionali per evitare la recrudescenza della guerra.
Stessi obiettivi ma con contesto ancora più delicato per quanto riguarda la multipla guerra in Medio Oriente: Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni giudica positiva la caduta del regime di Assad, ma al contempo invita a tenere alta la guardia sul governo di ribelli jihadisti ora al potere a Damasco («Elemento decisivo sarà l’atteggiamento verso le minoranze etniche e religiose. Penso ai cristiani, che hanno già pagato prezzo altissimo, troppo spesso oggetto di persecuzione»). Serve una pace giusta e sostenibile per la fratricida guerra Israele-Palestina, con qualche speranza per i nuovi round di accordi in corso con Qatar, Egitto e Stati Uniti come garanti: dopo l’incontro con il presidente dell’ANP, Meloni ha ricordato come debba ora essere l’Europa a giocare il ruolo di protagonista «nell’impulso a una soluzione strutturale e definitiva per la questione Israele palestinese».
I TEMI AL CONSIGLIO UE (DOPO L’ACCORDO CON LA TURCHIA SUI RIFUGIATI”: “MODELLO ITALIA-ALBANIA” DI NUOVO AL CENTRO
Qui trovate il discorso integrale di Giorgia Meloni alla base della risoluzione in 20 punti presentata dal Centrodestra per approvare le comunicazioni alla Camera e al Senato (passata con 193 voti favorevoli, 118 contrari e 9 astenuti: nella replica agli interventi dei deputati (molto duri quelli di Schlein, Conte e Bonelli) è la Presidente del Consiglio che alza i toni rivolgendosi ai banchi del Pd e accusandoli di fare “macumbe” sul destino del nostro Paese. Dagli accordi sui migranti fino ai dossier di politica estera, passando per le manovre su automotive e crisi industriale, il “campo largo” contesta al Governo Meloni di portare l’Italia alla deriva: «Mentre noi lavoravamo al G7, voi facevate le macumbe perché le cose non funzionassero», sbotta la leader FdI che chiosa subito ribadendo che per questi motivi nel Partito Democratico «dovrebbero fare un corso di riti voodoo, perché non mi pare ci riuscite».
Nel giorno in cui la visita lampo di Ursula Von der Leyen ad Ankara dal presidente Erdogan – 1 miliardo di euro alla Turchia per gestire i rifugiati siriani – gli Stati Europei si preparano al Consiglio Ue molto delicato: sul tavolo oltre alla crisi in Siria e Medio Oriente, anche l’accordo Ue-Mercosur, la guerra in Ucraina e il problema delle migrazioni. Nella conferenza stampa successiva all’incontro con Erdogan è la stessa Presidente della Commissione Europea a valorizzare ulteriormente il modello Italia-Albania sulla gestione di eventuali hub di rimpatri in Paesi extra Ue. «Ci sono state discussioni con altri Stati membri per lo sviluppo del concetto di centri di rimpatrio in Paesi terzi» spiega Von der Leyen nella lettera di invito al Consiglio Ue di dopodomani. Al netto degli elementi da affinare e migliorare, la cooperazione con questi Paesi deve divenire una regola al più presto, confermando in sostanza l’indirizzo preso dal Governo Meloni con il “caso Albania”, in attesa che la Corte di Giustizia Ue chiarisca gli eventuali nodi problematici: «intendiamo andare avanti nell’attuazione di questo protocollo nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee», ha spiegato alla Camera la Presidente Giorgia Meloni.