È scattato l’arresto in flagranza di reato per il 25enne albanese Eraldo Cekrezi – diventato ‘famoso’ come trapper con il nome d’arte di Daxter – dopo che la squadra mobile di Milano l’ha pedinato per alcune centinaia di metri scoprendo diversi scambi di una sostanza indefinita, poi identificata come cocaina: immediata la misura cautelare e (come da copione) l’udienza preliminare in direttissima davanti alla giudice Valeria Recaneschi. Proprio in udienza Daxter si sarebbe giustificato per aver spacciato cocaina puntando il dito contro la vita eccessivamente costosa di Milano, dicendosi dispiaciuto per l’accaduto, ma anche altrettanto disperato per la sua condizione economica che – almeno fino a cinque mesi fa – non gli permetteva di (come si dice) tirare avanti fino a fine mese.
Prima di arrivare all’udienza, vale la pena recuperare i retroscena della vicenda che ha coinvolto il trapper e che affonderebbe le sue radici nella giornata di giovedì 20, quando gli agenti della VI sezione mobile di Milano hanno notato Daxter a bordo della sua auto parcheggiata in via della Moscova intento a guardarsi attorno circospetto e a scambiare alcuni messaggi. Poco dopo una persona si è avvicinata alla sua Citroen, il trapper ha allungato un braccio, gli ha consegnato qualcosa ed è filato immediatamente via; ovviamente sempre seguito dalla squadra mobile. Raggiunta la vicina via Savona, si è ripetuto lo stesso copione e gli agenti hanno deciso di intervenire: fermata l’auto hanno perquisito Daxter, trovandolo con 19 dosi di cocaina (poco più di 16 grammi) e circa 2mila euro in contanti.
Daxter in udienza: “Ho spacciato cocaina perché ero disperato, non sapevo come arrivare a fine mese”
Così, dopo l’arresto in evidente flagranza di reato per lo spaccio di cocaina (non è chiaro se gli acquirenti siano stati fermati, ma almeno uno di loro è stato identificato come un cittadino australiano), il trapper Daxter è stato portato davanti alla giudice Recaneschi per il consueto breve dibattimento e la scelta della sua pena. Immediata l’ammissione di colpa – “ho venduto cocaina sia in via Moscova, sia in via Savona”, avrebbe raccontato Daxer alla magistrata – e anche la confessione del fatto che “spaccio da circa 5 mesi“.
Ma la parte più interessante arriva poco dopo, perché spiegando che “sono venuto a Milano per fare musica”, il trapper racconta di aver “tirato avanti con qualche contratto” discografico, ma senza riuscire “a pagare tutte le spese. Non sapevo dove sbattere la testa, ero disperato e mi sono messo a fare un’attività che non avrei mai pensato di fare”. E mentre Daxter spiegava alla giudice che “un contratto può valere anche 10mila euro, ma perché si rinnovi è necessario lasciare nuove canzoni”; questa l’ha interrotto sottolineando che piuttosto che spacciare cocaina “si può anche andare a lavorare“.
Nei suoi confronti, comunque, non è scattata la pena detentiva, ma la giudice ha disposto l’allontanamento e il divieto di dimora nel comune di Milano – “si faccia ospitare dai genitori in Umbria”, gli ha detto chiaramente -; e mentre suo padre ha firmato una lettera in cui si dice disposto ad ospitarlo a Perugia, l’avvocato Giovanni Volante (che difende Daxter dall’accusa di spaccio di cocaina) ha deposto un contratto siglato di recente con un’etichetta, forse prova delle ‘buone intenzioni’ del trapper 25enne.