Si sta tracciando sempre di più il percorso politico che intenderà percorrere il nuovo presidente USA Donald Trump nel corso dei prossimi quattro anni e dopo aver annunciato già una politica stringente sui migranti (con tanto di soldati già inviati al confine con il Messico), la reintroduzione della pena di morte a livello federale e aver ventilato lo spettro dei dazi, ora sembra che sia al lavoro per tagliare il numero di soldati USA attualmente dispiegati nelle basi sul territorio UE: una decisione che è certamente destinata a smuovere ulteriormente gli equilibri geopolitici nel Vecchio continente e che per ora trova conferma solamente nelle parole di fonti vicine a Trump che ne hanno parlato con Ansa.
Secondo la fonte dell’agenzia – infatti – Trump sembra essere propenso a richiamare a casa “circa un quinto” dei soldati USA attualmente dispiegati in UE, fissando anche nuove regole per il mantenimento di chi resterà di stanza sul territorio europeo: l’idea sarebbe quella di chiedere un “contributo finanziario” agli Stati ospitanti perché – spiega la fonte – i soldati americani “rappresentano un deterrente” utile soprattutto ai paesi europei che dunque dovrebbero aiutare nel loro mantenimento alleviando la pressione economica “sui contribuenti americani”.
Perché Trump vuole ritirare i soldati USA dall’UE: dall’Ucraina alla spesa NATO per la Difesa, tutte le ipotesi
Insomma, se le voci fossero confermate – e la fonte sostiene che il presidente ne abbia già “insistentemente” parlato con tutti i leader europei incontrati fino a questo momento -, Trump potrebbe richiamare qualcosa come 20mila soldati USA dei 100mila che si stima (trattandosi di dati altamente confidenziali) siano attualmente dispiegati nelle 50 basi americane in UE: in Italia i militari statunitensi si trovano sicuramente ad Aviano, Napoli, Sigonella, Vicenza, Pisa e Latina – fermo restando che le ubicazioni delle altre basi sono ignote – e dovrebbero essere circa 12mila totali.
Di fatto la scelta di rimuovere i militari USA dall’UE va interpretata allargando lo sguardo alla più volte avanzata richiesta di Trump di aumentare la spesa pubblica nella Difesa: complessivamente secondo il tycoon l’Ucraina resta un problema principalmente europeo e visto che un ritiro totale degli aiuti a Kiev è fuori discussione – riportando alla memoria quanto accaduto a Kabul pochi anni fa – gli stati NATO dovrebbero raggiungere circa il 5% del Pil speso per la sola Difesa al fine di poter rispondere ad un’eventuale invasione da parte di Putin. Un tema – quest’ultimo – particolarmente delicato e che sarà oggetto di (certamente accese) discussioni che si terranno nel corso dei prossimi mesi.