Il recentissimo report del Centro Studi di Confindustria, realizzato sempre con la collaborazione di Federmacchine, chiamato INGENIUM – del quale vi abbiamo già parlato in quest’altro articolo, ma che a breve approfondiremo ulteriormente – apre a nuove importanti considerazione sul ruolo che il mercato dei macchinari ACT (ovvero quelli che rientrano nella categoria di Automazione, Creatività e Tecnologia) può avere per l’Italia; ma solo nel caso in cui le istituzioni e le imprese decidano di avviare una nuova – necessaria – fase collaborativa.
Prima di arrivare alle considerazioni di Confindustria e Federmacchine, è importante partire dai dati principali del report INGENIUM che ci parlano di un mercato internazionale dei macchinari ACT che ha saputo raggiungere un export dal valore di 32,1 miliardi di euro lo scorso anno e che mostra un potenziale di crescita di almeno 8 miliardi nei prossimi mesi: a trainare questi dati sono in particolare le vendite nei cosiddetti mercati avanzati che hanno piazzato ordini per 21,6 miliardi, mentre anche il ruolo dei mercati emergenti si dimostra sempre più importante, assorbendo i restanti 10,5 miliardi del totale; con quel potenziale di crescita più o meno equamente spalmato (rispettivamente 4,6 e 3,3 miliardi) tra entrambi.
In particolare, a mostrare un ampio interesse per i macchinari ACT italiani sono stati gli USA e la Cina che hanno assorbito 760 milioni l’una, mentre in Europa restano Germania e Francia i principali sbocchi dell’industria italiana (si parla di 470 milioni ciascuna) di poco inferiori ai 472 miliardi registrati grazie agli ordini piazzati dall’India; ma non va dimenticato neppure il ruolo delle Turchia (364 milioni) e del Messico con il suo margine di miglioramento di 281 milioni.
Le considerazioni di Confindustria e Federmacchine sul report INGENIUM: “Collaborazione, digitalizzazione e nuovi accordi”
In tal senso, a fronte degli ottimi dati del mercato dei macchinari ACT la prima considerazione fatta da Confindustria e Federmacchine è che ora è necessario accelerare dal punto di vista della produzione e – di conseguenza – degli investimenti: proprio in questo ambito dovrebbe muovere la nuova collaborazione imprese-istituzioni che citavamo prima con le prime che dovrebbero destinare maggiori investimenti nella produzione e le seconde che dovrebbero cercare di limitare l’incertezza grazie – tra le altre cose – a nuovi incentivi a sostegno dei produttori.
Non solo, perché un ulteriore traino per il mercato dei macchinari ACT è rappresentato dalla digitalizzazione – che resta ancora uno scoglio importante nel nostro paese – ed in particolare dal mercato dell’intelligenza artificiale: nel 2023 il settore ha registrato solamente una timida crescita del 52% raggiungendo la soglia del 760 milioni di euro che ci piazza in una posizione di netto svantaggio rispetto agli USA e alla Cina.
Infine, non dovrebbe mancare neppure una considerazione sul ruolo che l’Unione Europea potrebbe assumere nella crescita italiana ipotizzando nuovi accordi sul modello del Mercosur – spiegano sempre da Confindustria e Federmacchine – che sappia saldare ulteriormente i legami con gli Stati Uniti e far fronte alla potenziale minaccia rappresentata dall’accordo asiatico Regional Comprehensive Economic Partnership.
Confindustria e Federmacchine: “Ora si lavori all’accelerazione del mercato dei macchinati ACT”
“Il Rapporto INGENIUM – spiega la vice presidente di export ed investimenti di Confindustria Barbara Cimmino – sottolinea l’impatto decisivo dei fattori geopolitici sui flussi commerciali e di investimento” mostrando chiaramente che “tensioni, conflitti e sfide globali” sono in grado di influenzare profondamente “governi e imprese“, con l’attenzione puntata – in questa fase storica – alla “nuova amministrazione americana” che porterà ad una prevedibile “accelerazione delle dinamiche globali“: ora più che mai – continua Cimmino – è il momento di agire per trasformare “il potenziale individuato in esportazioni effettive e consolidare il ruolo dell’Italia” nel mercato globale, puntando innanzitutto sul Messico che “risulta tra i primi cinque paesi emergenti per potenziale dell’export“.
Dal conto suo – invece – il residente di Federmacchine Bruno Bettelli ha ricordato che da sempre “l’industria italiana del bene strumentale” contribuisce positivamente “al saldo della bilancia commerciale del paese” attirando l’interesse di “mercati molto variegati” che per via della “crescente complessità” richiedono sempre più frequenti “studi attenti del contesto“: in tal senso va letta l’indagine INGENIUM che mostra chiaramente quali sono “le aree a maggior potenziale e quali le direttrici di sviluppo del business“.