L’uscita dal carcere di Aqua Moses è stata ripresa in esclusiva dalle telecamere di Quarto Grado, che ha trasmesso le immagini nell’ultima puntata in cui ha trattato il caso della neonata rapita a Cosenza. L’avvocato Gianluca Garritano ha fornito alcune foto che confermerebbero la buona fede del suo assistito, ingannato dalla moglie che aveva finto la gravidanza. Si parla di foto e chat da cui emerge il piano diabolico di Rosa Vespa. Il marito, dunque, era davvero convinto che la donna fosse incinta. Ma come mai non si è accorto della carnagione del neonato?
Comunque, non sarebbe stato l’unico raggirato: tutti i parenti erano convinti della gravidanza. Il programma avanza anche l’ipotesi di una gravidanza isterica, perché la donna avrebbe confessato di aver pensato di essere incinta l’anno scorso e di aver costruito il castello di bugie per non deludere il marito. Ma il professor Picozzi lo esclude: “Occorre che la persona sia convinta inconsciamente, non deve esserci la consapevolezza di una realtà differente. Deve essere così radicato il desiderio psichico tale da far trasformare il corpo. Ci possono essere anche perdite simili a gocce di latte. Ma dietro a questa vicenda c’è una dissimulazione perfetta“.
Non è remoto, invece, che un marito non si renda conto della situazione, avendo trattato casi simili. “Sono fenomeni rari, ma non rarissimi”, ha aggiunto il criminologo. Quarto Grado ha intervistato anche una vicina di casa, convinta che la coppia effettivamente stesse aspettando un bambino. (agg. di Silvana Palazzo)
In esclusiva a #Quartogrado le immagini dell’uscita dal carcere di Moses, il marito della donna che ha rapito la neonata a Cosenza pic.twitter.com/qL2itlzz7T
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Rosa, la donna che ha rapito la piccola Sofia, nella sua casa addobbata a festa in maniera inquietante per mesi e mesi ha progettato un piano diabolico
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NEONATA RAPITA A COSENZA: LIBERO AQUA MOSES
L’interrogatorio a Rosa Vespa e Aqua Moses si è concluso con un colpo di scena: lei deve restare in carcere, lui lo ha lasciato. Il pm ha chiesto la scarcerazione, non ritenendo che abbia partecipato al rapimento della neonata a Cosenza, e la sua richiesta è stata accolta dal gip. Il legale del nigeriano ha fatto sapere che l’uomo si è dichiarato innocente, in quanto si è reso conto solo a casa sua che non era suo figlio, poi sono arrivati i poliziotti.
La tesi dell’uomo è che sia stato ingannato dalla moglie, che avrebbe quindi organizzato il rapimento della piccola Sofia. Rosa Vespa lo aveva detto subito dopo l’arresto, riferendo agli agenti che aveva organizzato tutto da sola. Al marito avrebbe raccontato di aver dato alla luce un bambino, che la coppia aveva chiamato Ansel, ma le cose non stavano affatto così. Dunque, la tesi del pm sul caso della neonata rapita a Cosenza è che il marito della donna abbia agito in maniera inconscia, credendo a tutto ciò che gli ha detto la moglie, senza sospettare che la gravidanza fosse finta.
NEONATA RAPITA A COSENZA: “IL MARITO DI ROSA VESPA ESTRANEO”
Il fatto che Aqua Moses fosse presente all’interno della clinica della neonata rapita a Cosenza non implica che sapesse del rapimento e ne fosse coinvolto. La procura ritiene che l’uomo fosse davvero convinto di andare a prendere il figlio, quindi è tornato in libertà, infatti ha lasciato il carcere di Castrovillari, e la sua posizione è destinata all’archiviazione. Decisivi si sarebbero rivelati i comportamenti di Aqua Moses, come quando si è accorto che era una neonata, non un bambino, insieme ai suoi parenti.
Il legale della donna, invece, dopo l’interrogatorio ha dichiarato che la sua assistita ha fornito le risposte a tutte le domande di pm e gip, ma anche di aver fatto richiesta di autorizzazione per una visita medico-psichiatrica, a cui il giudice ha già dato il suo via libera. Pare che la donna abbia finto la gravidanza, anche acquistando vestiti per bambini, e che abbia precisato di non aver mai pensato di far del male alla neonata. Per la donna, dunque, le indagini proseguono, allo stesso modo gli accertamenti riguardanti la clinica di Cosenza, con l’ipotesi di una presunta omissione nella vigilanza.