LA PROPOSTA (FORTE) DI TRUMP ALLA RUSSIA DI PUTIN: “FERMIAMO LA GUERRA IN UCRAINA, SE NO SARÒ COSTRETTO ALLE SANZIONI”
Dopo l’insediamento di Donald Trump, Cremlino e Casa Bianca hanno l’unità di intenti orientata per un prossimo incontro risolutivo (o quasi) sulla guerra in Ucraina: il punto è capire, al netto delle speranze che pure Kiev ripone con Zelensky nel Presidente in carica degli Stati Uniti, in quale “posizione” potranno uscire da quel negoziato le due super potenze di questa rinnovata “Guerra Fredda” tra Usa e Russia. Se infatti proseguono i complimenti a distanza tra i due controversi leader mondiali, le ultime dichiarazioni di Trump rivolte direttamente all’omologo russo rappresentano un cambio di passo più “aggressivo” che punti ad ottenere una data per il dialogo.
L’Amministrazione repubblicana vuole chiudere al più presto la guerra (definita «ridicola») ma non vuole al contempo passare per l’interlocutore “privilegiato” dell’autarca ex KGB, colpevole di aver invaso ormai quasi tre anni fa il Donbass portando il mondo alle soglie di una terza guerra mondiale. Vanno così lette in questo senso le parole di Trump sul suo canale social “Truth” a 48 ore dal suo insediamento avvenuto a Capitol Hill: «il Presidente russo fermi subito questa guerra ridicola con Kiev», e inoltre, invita a raggiungere un accordo con gli Stati Uniti per evitare guai futuri. Il “deterrente” usato da Trump contro la Russia di Putin è sempre sul fronte economico, con possibili nuovi dazi e sanzioni contro il popolo e le attività di Mosca: senza l’accordo, ammette il Presidente americano, si sarebbe obbligati ad introdurre «introdurre tasse e dazi, sanzioni a un alto livello su qualsiasi cosa sia venduto dalla Russia agli Stati Uniti» (e non solo, ndr). La proposta è una sorta di patteggiamento, come del resto avvenuto su tematiche meno dirimenti anche con altri soggetti interlocutori dell’America, da Panama al Messico fino allo stesso Canada: la Russia accetti un incontro e un successivo accordo di massima per un cessate il fuoco, senza ampliare le richieste e le pretese su territori che già sono stati invasi.
GLI SCENARI IN UCRAINA, LE MOSSE DI TRUMP E LA PROMESSA DEL SEGRETARIO DI STATO RUBIO
Come ammette ancora Trump nel suo messaggio social, ripreso dalla stampa USA, il Presidente Zelensky dall’Ucraina ha nuovamente sottolineato in un colloquio con l’omologo americano che vuole la pace. Il Cremlino ha subito risposto che gli Stati Uniti a questo punto dovrebbero essere disposti ad un incontro fra Putin e Trump, con la pronta replica della Casa Bianca di essere sempre disposti in qualsiasi momento: «Non voglio fare del male alla Russia», insiste il tycoon appena insediato, che tesse le lodi del popolo russo e conferma quanto già spiegato in campagna elettorale. Se ci fosse stato lui alla Casa Bianca, e non l’Amministrazione Biden, la guerra in Ucraina non sarebbe neanche cominciata secondo la “Trump’s version”.
Il Presidente americano conferma di avere ancora oggi una buona intesa con il Cremlino, e che ritiene Putin troppo intelligente per non capire che il momento è ormai maturo per giungere ad un accordo prima che le sanzioni (e gli sviluppi militari dopo il rigido inverno russo) non diventino troppo ingenti. Secondo Trump non devono essere perse altre vite umane in una guerra che ribadisce essere «ridicola», mal gestita (anche dall’Occidente) ma di fatto iniziata dalla Russia di Vladimir Putin. I modi per finire la guerra possono essere due, conclude il Presidente: uno facile – tramite accordo, con anche il via libera ucraino – e uno difficile, con irrigidirsi delle posizioni e un ulteriore carico di dazi contro Mosca. In questo senso, l’intervista odierna alla CBS del nuovo Segretario di Stato USA, Marco Rubio, è importante perché apre alla Russia e considera parallelamente necessario uno stop «sostenibile» che impedisca possa riesplodere nel giro di pochi anni (come avvenuto ad esempio nel caos Crimea del 2014). La guerra deve finire, ha detto il nuovo Ministro degli Esteri di Trump, con gli Stati Uniti che si impegnano fin da ora per imporre un accordo che punti ad una pace a lungo termine, senza avere di nuovo una guerra tra Occidente e mondo orientale tra 2 o 4 anni.