RICERCATO, ARRESTATO E LIBERATO, TUTTO IN POCHE ORE: COS’È SUCCESSO A TORINO CON IL COMANDANTE LIBICO ALMASRI
È un complesso caso politico e diplomatico quanto avvenuto a Torino nelle ultime 72 ore, con l’arresto e la liberazione in pochissimo tempo del comandante libico Najeem Osema Almasri Habish: arrestato domenica scorsa sotto la Mole dopo che aveva assistito a Juventus-Milan (giocata di sabato, ndr), il personaggio su cui aleggiano accuse pesantissime di crimini contro l’umanità nelle carceri libiche dei migranti, è stato prelevato in esecuzione di un mandato della Corte dell’Aja (CPI-Corte Penale Internazionale).
Passata però qualche ora, dalla Procura di Torino è stata disposta la scarcerazione e l’immediata espulsione del Viminale, con aereo di ritorno diretto in Libia verso Tripoli nella giornata di martedì 21 gennaio 2025. È una storia ancora dai tratti misteriosi quella che lega il comandante della Polizia Giudiziaria in Libia e il nostro Paese, con un mandato CPI prima eseguito e poi “sconfessato” pare per un errore di procedura. Da tempo indagini internazionali, riportate in Italia svariate volte dalle inchieste del quotidiano “Avvenire”, ritengono che il comandante Almasri sia responsabile della prigione di Mitiga dove da anni si denunciano torture e violenze contro gli oppositori politici, semplici rifugiati e anche terroristi del’ISIS.
BRACCATO DOPO JUVENTUS-MILAN, ESPULSO IN LIBIA DOPO IL BREVE CARCERE: LE POLEMICHE DA SINISTRA E L’INDAGINE DI NORDIO
Secondo quanto rivela “La Stampa”, il comandante libico si trovava con altre persone poi subito espulse dopo la partita dello Juventus Stadium tra i bianconeri e il Milan. L’arresto sarebbe stato effettuato dalla Digos che avrebbe così seguito l’invito della Corte penale dell’Aja sul mandato internazionale che pendeva sul comandante Almasri. Poche ore dopo però Corte d’Appello di Roma arriva un’ordinanza immediata che ordina la scarcerazione per un presunto vizio di forma e di irritualità nella fase del fermo. Secondo il documento oggi diffuso da ANSA e “La Stampa”, il Procuratore generale romano ha chiesto che la Corte di Torino dichiari in sostanza tutta la non ritualità di un arresto compiuto contro un comandante delle forze dell’ordine in Libia: il motivo, spiegato dallo stesso documento, è che tale fermo non è stato preceduto né “attenzionato” dalle dovute interlocuzioni con il ministro della Giustizia dello Stato italiano, che è ad oggi per legge il titolare dei rapporti con la Corte CPI dell’Aja per crimini contro l’umanità».
Il Ministro Nordio sarebbe stato informato dalla Procura di Roma dell’arresto del comandante solo il 20 gennaio e non ha fatto pervenire alcuna richiesta di arresto: per questo motivo, «non ricorrono le condizioni per la convalida». Almasri viene così scarcerato ieri, con il Ministro degli Interni Piantedosi che dispone l’espulsione immediata per il comandante accusato di crimini di guerra gravissimi: da quanto emerge ancora, il Ministro della Giustizia aveva spiegato ancora ieri che stava valutando l’invio degli atti dopo il complesso carteggio con la CPI. Immediato l’attacco dei leader di AVS e Pd, Nicola Fratoianni e Elly Schlein, i quali sostengono che per le accuse incombenti sul comandante sarebbe dovuto essere convalidato l’arresto e non ritardato il tutto, provocando la scarcerazione per vizi di forma. Critiche anche dalle ong Sea Watch, Mediterranea e Amnesty International, che ritengono il Governo Meloni “reticente” nel dare spiegazione sul “giallo” del comandante prima arrestato e poi rispedito in Libia: va però ricordato che il mandato della Corte CPI non è una disposizione di un Paese bensì di un tribunale internazionale, e solo a quella corte deve essere inviato l’eventuale ricercato con mandato di cattura. Resta dunque da capire quale sia stata la catena di fatti effettivi, oltre a questi appena esposti, ed eventuali responsabilità di Procure e Ministero nei confronti di un arresto terminato in poche ore e con una procedura d’espulsione perentoria.