LA STORIA DI TANGENTOPOLI CON LE ACCUSE A BETTINO CRAXI
«Nessuno in quest’aula può giurare di non aver mai ricevuto finanziamento politico irregolare o illegale»: il celebre discorso che Bettino Craxi tenne il 3 luglio 1992 alla Camera è forse il punto di massima tensione politica, almeno a livello parlamentare, della maxi inchiesta Tangentopoli che segnò per sempre la storia dell’Italia repubblicana. In quella che comunemente si chiama “fine della Prima Repubblica” si è di fatto conclusa l’epopea politica (ma anche culturale e “pop”) dell’ex Presidente del Consiglio nonché leader del Partito Socialista Italiano.
Craxi fu l’obiettivo numero 1 delle inchieste mosse dal pool di “Mani Pulite” della Procura di Milano, guidata dal procuratore Antonio Di Pietro: il 17 febbraio 1992 l’arresto in flagranza di reato dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa – legato agli ambienti socialisti del Comune di Milano – è stato l’inizio “processuale” dell’inchiesta di Tangentopoli che portò alla caduta di quasi tutti i partiti che guidarono il Paese dal Dopoguerra fino alla Caduta del Muro di Berlino. Socialisti, democristiani, socialdemocratici, liberali, repubblicani, e con effetti anche nel PCI di lì a poco “sciolto” con la nascita del nuovo Centrosinistra italiano. La caduta della “Prima Repubblica” venne segnata dalle inchiesta del pool con un quadro molto chiaro alla base: i partiti si sovvenzionano con finanziamenti illegali, con corruzione di vario genere e con un sistema consolidato di tangenti per collegare politica, costruzioni, società e privati.
Ministri e sindaci, consiglieri regionali fino a leader di partito, tra cui appunto Bettino Craxi: tutti o quasi vennero colpiti da avvisi di garanzia in serie, la prima parte degli anni Novanta fu un tripudio di caos politico (ed economico) che in due anni portò la Procura di Milano ad accusare e chiamare a testimoniare a processo l’ex Premier e leader socialista. Di Pietro con Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo costruì un impianto di accuse contro il sistema correttivo di tutto il Paese, alimentato da un giro di tangenti che mirava a finanziare i partiti politici tramite favori commerciali e appalti. Dopo aver ricevuto diversi avvisi di garanzia, e dopo aver ammesso in Parlamento che l’intero sistema partitico italiano si avvaleva da anni del finanziamento illecito (le famose “tangenti” appunto), nel maggio 1994 Craxi decise di fuggire in Tunisia ad Hammamet, che è poi il punto di partenza del film di Gianni Amelio magistralmente interpretato da Pierfrancesco Favino in onda questa sera su Rai 1.
CRAXI & DI PIETRO, IL “RAPPORTO” CHE SEGNÒ LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA
E allora ritorniamo a quelle parole dette da Bettino Craxi in Parlamento che segnarono il passaggio tra l’inchiesta giudiziaria e la “valanga” politica che ne seguì: «tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare o illegale. […] Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale». Un sistema illecito da un lato, la necessità di trovare modalità di sovvenzionare le costosissime campagne elettorali e vite dei partiti, dall’altro: parlare di Tangentopoli non è facile, neanche oggi 30 anni dopo i fatti e 25 anni dalla morte di Bettino Craxi in esilio volontario ad Hammamet.
La sfiducia degli italiani nella politica è nata in quegli anni e in molti casi a ragione visto il grado di illeciti che veniva prodotto; di contro, lo strapotere della magistratura nell’attaccare le forze politiche (e non proprio tutte, ndr), facendo passare indagati come colpevoli ben prima del processo, è purtroppo nato anch’esso in quei due anni tra il 1992 e il 1994 (anno dell’ascesa di Silvio Berlusconi, forse il vero “erede” politico e “culturale” dell’ex Premier socialista). Lo stesso Di Pietro nel ’94, dopo la fuga di Craxi in Tunisia, appese la toga al chiodo ritirandosi da sostituto procuratore (e buttandosi in politica) dopo aver segnato probabilmente per sempre la storia della Repubblica italiana: se l’ex Premier negò sempre ogni arricchimento personale (e non ci sono state poi prove concrete di ciò, ndr), ammise che tutti i partiti compreso il suo fecero uso di tangenti per sovvenzionarsi. Il pool di Mani Pulite sfidò questo sistema, provò a scuoterlo e in parte vi riuscì arrivando alla caduta della Prima Repubblica con il “pensionamento” soprattutto di DC, PSI e PCI che segnarono la storia d’Italia dopo la fine del regime fascista. L’incontro-scontro tra Di Pietro e Craxi divenne un caso clamoroso a livello nazionale, con i collegamenti dal Tribunale di Milano nei giorni del processo Chiesa che raccontavano ogni singolo dettaglio come fosse una serie tv approfondita dei giorni nostri: al netto degli illeciti, delle accuse e delle responsabilità, il fatto che uno statista del calibro di Craxi fu “costretto” alla fuga (molto discussa, come ovvio che sia) ad Hammamet e che altri protagonisti di quegli anni arrivarono al suicidio in cella dopo avvisi di garanzia e arresti preventivi, fa intuire come la storia di Tangentopoli non ebbe solo risvolti positivi nell’eliminare un malcostume tutto italiano…