Le indagini sul caso della neonata rapita a Cosenza proseguono a ritmo serrato mentre Rosa Vespa, la presunta autrice del rapimento, resta in carcere su decisione del gip che ha invece scarcerato il marito, Acqua Moses, ritenuto all’oscuro del piano criminale della 51enne. Anche lui, secondo quanto acquisito finora dagli investigatori, potrebbe essere stato vittima dell’inganno con cui la donna sarebbe riuscita a sottrarre la bimba di appena un giorno per poi fingere che fosse un maschietto e festeggiare il ritorno a casa con amici e parenti.
Nelle maglie dell’inchiesta si è insinuato il sospetto che Rosa Vespa possa aver agito con il supporto di qualcuno. L’ipotesi di uno o più complici non è esclusa anche alla luce di quanto emerso in sede di indagine e attualmente al vaglio degli inquirenti: occorrerà infatti accertare come si sia procurata, per l’intero periodo della finta gravidanza, ecografie e referti di analisi falsi, così come il finto foglio di dimissioni dalla clinica Sacro Cuore dove si è consumata il sequestro e le altrettanto false prescrizioni per le visite ginecologiche.
Neonata rapita a Cosenza, Rosa Vespa unica regista del sequestro?
Al momento non è quindi escluso che Rosa Vespa sia realmente l’unica regista del sequestro della piccola Sofia, strappata alla madre con l’inganno appena un giorno dopo la nascita e ritrovata dalla polizia poche ore dopo il rapimento. Con una serie di messaggi e documenti falsi, avrebbe convinto l’intera famiglia di aspettare un bambino e di dover partorire senza nessun familiare accanto per via del Covid, ma è possibile che nessuno abbia covato sospetti su quelle menzogne? È questo uno dei principali interrogativi che gli investigatori dovranno risolvere, compreso quello che riguarda la posizione del coniuge Acqua Moses.
Sebbene non sussista al momento alcun elemento per considerarlo parte attiva nel diabolico piano della consorte, bisognerà stabilir se davvero non abbia mai avuto un dubbio sullo stato interessante della donna e sul fatto che fosse tutto una montatura. Subito dopo il finto parto, Rosa Vespa avrebbe impedito al marito di vedere il “bambino”, a cui avrebbero dato il nome Ansel, sostenendo che fosse ancora sotto osservazione e lo avrebbe fatto entrare in clinica solo nella fase conclusiva del piano per tornare a casa e festeggiare l’arrivo del figlio. “Una scena surreale” quella che i poliziotti hanno scoperto nell’abitazione della coppia, come l’ha descritta il direttore della Squadra mobile di Cosenza, Gabriele Presti. Al momento dell’irruzione degli agenti nell’appartamento per salvare la neonata rapita, si sarebbero trovati nel bel mezzo di una festa: un tavolo addobbato con palloncini e confetti celesti, la scritta “Anselmo” al centro, una culla con fiocco celeste e i parenti di Rosa Vespa, dichiaratisi poi ignari del rapimento, intenti a brindare per il piccolo di casa. La piccola Sofia con una tutina blu per fingere che fosse un maschietto mentre i suoi genitori, disperati, credevano che non l’avrebbero più rivista.