È destinato a ripetersi – forse con ancora maggiore intensità – il dibattito politico e pubblico attorno alla scuola Iqbal Masih di Pioltello (alle porte di Milano) che già lo scorso anno decise di chiudere per permettere agli studenti di fede islamica di festeggiare e celebrare il Ramadan: decisione – era già stato comunicato lo scorso agosto – che è stata riconfermata anche per il 2025 con la giornata del 31 marzo che sarà considerata festiva per tutti – islamici e non – gli studenti; mentre come da protocollo si è già accesso lo scontro con la denuncia resa dalla leghista Silvia Sardone sui social.
Prima di entrare nel merito del parare di Sardone, è bene partire dall’origine precisando che la decisione di chiudere la scuola di Pioltello per il Ramadan era stata relegata dal preside e dall’amministrazione scolastica ad una sempre scelta “di buon senso” dato che all’interno di quell’istituto più di 40% degli studenti sono di fede islamica; mentre dal conto suo già lo scorso anno il Ministro Giuseppe Valditara si era detto pronto a muovere guerra alla scuola e aveva più volte inviato i suoi ispettori per rilevare eventuali anomalie per impedire lo stop delle lezioni.
Silvia Sardone: “La scuola di Pioltello non può penalizzare studenti e famiglie non musulmane”
Nonostante già all’epoca qualche non meglio precisata anomalia venne riscontrata dagli ispettori ministeriali, alla fine ad aver avuto la meglio fu la dirigenza scolastica di Pioltello che aveva tirato dritto e chiuso effettivamente i battenti come da programma; mentre resta da vedere se quest’anno si ripeterà lo scontro e se si riuscirà a trovare una qualche via d’incontro: per ora la data è fissata al 31 marzo, ma potrebbe ancora variare dato che il calendario islamico non è fisso.
Dal conto suo, lanciando la notizia della scuola di Pioltello chiusa per il Ramadan, la leghista Sardone in un post su Instagram ha definito la decisione “pericolosa”, ritenendola collegata a quella “sottomissione [che] avanza inesorabilmente” e che piace tanto alla “sinistra succube dell’Islam“: dal conto suo “non è questione di razzismo” ma di semplice “buonsenso” perché così facendo si rischia solamente di penalizzare “bambini e famiglie non musulmane”; promettendo che “la battaglia va avanti” affinché “chi viene nel nostro paese [si adegui] alla nostra cultura e non viceversa”.