Dal rischio lupi solitari al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, passando per la tregua a Gaza e il caso Cecilia Sala: sono tanti i temi affrontati da Marco Minniti nell’intervista rilascia a La Verità, del resto vanta un’esperienza importante su questi temi avendo un passato da ministro dell’Interno e un presente da presidente della Fondazione Med-Or. Si parte dagli scontri in piazza dopo la morte di Ramy Elgaml, con le forze dell’ordine sempre più nel mirino. Scontri “ingiustificati e inaccettabili” che hanno alimentato un clima di violenza che preoccupa l’esponente di sinistra, secondo cui “i lupi solitari nelle nostre periferie potrebbero risvegliarsi“.
Il riferimento è a quanto accaduto in Germania e negli Usa negli ultimi tempi. Un monito quello di Minniti alla politica che non può continuare a sottovalutare il tema della sicurezza e il rischio di una violenza di matrice religiosa. Il problema è che la politica “troppo spesso dimentica che sicurezza e integrazione sono due facce della stessa medaglia“.
Eppure, una vicenda come quella di Charlie Hebdo dovrebbe dimostrarlo chiaramente. I terroristi crescono nelle nostre periferie, quindi il territorio va controllato per l’ex titolare del Viminale nel governo Gentiloni, ma non è una responsabilità solo statale, serve collaborazione anche a livello locale.
LA SVOLTA CON IL RITORNO DI DONALD TRUMP
Per quanto riguarda Trump, ritiene che sia stato “decisivo” nella tregua a Gaza, una svolta che tra l’altro rimette gli Usa al suo posto nello scacchiere internazionale. Peraltro, il sistema americano ha dimostrato di non essere a rischio o traballante, visto che la transizione sta avvenendo in maniera ordinata. “E non era affatto scontato” per Minniti, il quale nell’intervista a La Verità ricorda che poco tempo fa il tycoon rischiava di morire in un attentato che avrebbe innescato una guerra civile. Invece, gli Stati Uniti si sono uniti e Biden e Trump hanno allentato le tensioni, dando una lezione importante al resto del mondo.
L’hanno data anche con l’accordo a Gaza, gestito sì dall’amministrazione Biden, ma per l’ex ministro le pressioni di Trump a Netanyahu sono state decisive. “E poi ha nominato Steve Witkoff inviato speciale in Medio Oriente, l’uomo chiave che ha accelerato la trattativa“. Ora siamo a una svolta, perché Trump ha dimostrato la forza dell’influenza Usa ancor prima di tornare alla Casa Bianca. “Adesso potrà occuparsi dell’Ucraina da una posizione più vantaggiosa“.
Per Minniti ora è questa la sfida più importante per il presidente eletto Usa, ma non è affatto semplice, visto che “dopo aver perso la sua presa in Siria, Putin non accetterà un altro ridimensionamento in Ucraina“. Pertanto, ritiene che sia importante facilitare l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue.
LE SFIDE DELL’EUROPA E IL RUOLO DELL’ITALIA SECONDO MINNITI
A proposito di Europa, la sfida è avviare il progetto per una polita estera e una difesa comune, perché bisogna assumersi le proprie responsabilità anche qui. Quindi, quella di Trump non è una minaccia, ma una pressione politica secondo Minniti. Invece, l’operazione per la liberazione di Cecilia Sala è stata “impeccabile” da parte dell’Italia, che ha dimostrato di non poter solo mediare, ma essere “protagonista nel quadro mondiale“.
Minniti evidenzia la tempestività, visto che con l’insediamento di Trump poi ci sarebbero stati meno spazi di manovra. A tal proposito, il ‘blitz’ di Meloni in Florida “è stato fondamentale“. Inoltre, l’Iran “si è dovuto fidare dell’Italia“. Un particolare di non poco conto, anzi è “un segnale importante” per l’ex ministro, visto che ora l’Italia è forte della sua stabilità governativa, resta un punto di congiunzione tra Occidente e sud mondiale, anche grazie al piano Mattei. Proprio le relazioni con l’Africa hanno contribuito, secondo Minniti, al calo degli flussi migratori, una questione non risolta però, infatti l’invito dell’ex ministro è a non abbassare la guardia. Dopo gli accordi bilaterali, servono patti strategici tra Ue e Africa.