Ventisette secondi di silenzio e non il tradizionale minuto, è tutto ciò che il festival di Sanremo 2023 può concedere ai morti del terremoto tra Turchia e Siria, perché lo show deve andare avanti e non può fermarsi troppo davanti a una tragedia che ci pare parecchio lontana per farci cambiare i nostri piani.
La ricca scenografia di Gaetano e Chiara Castelli, un’astronave fatta di linee curve e spirali, accoglie uno spettacolo che ormai è del tutto consapevole di aver vinto ogni remora, di aver ridotto al silenzio anche coloro che un tempo rifiutavano la mummificata Sanremo che non sapeva come cogliere lo spirito musicale (e non solo) del tempo. È che ormai Amadeus e il “suo” festival di Sanremo sono diventati grandi, importanti nell’attenzione popolare e nell’opinione pubblica da potersi permettere di fermare storia e cronaca e coinvolgere il presidente Sergio Mattarella; certo, c’è l’occasione del 75° anniversario della Costituzione, ma non si può non vedere in questa storica presenza un’investitura di un nuovo ruolo, forse inedito nella sua Storia almeno in modo diretto, quello di veicolo politico e civile.
Un ruolo che sposa anche Chiara Ferragni, co-conduttrice assieme a Gianni Morandi (che canta l’inno), apparendo di spalle, con sontuoso abito Dior e la scritta “Pensati libera”, parte di un discorso femminista che sostiene tutta la sua presenza sanremese e che culmina con un monologo alla sé bambina (di cui scriviamo a parte) e l’impegno al fianco dell’associazione D.I.Re. Al netto però del suo impegno e delle cause verso cui le rivolge, la sua performance come conduttrice è parsa molto legnosa e priva di carisma: non è il suo lavoro e ci può stare, infatti quando Amadeus la coinvolge in un trio scherzoso a tema social fatica a tenere i ritmi e azzeccare le battute.
A rubare la scena è Gianni Morandi, più a suo agio come spalla comica che quando il festival di Sanremo si trovò a condurlo, il quale regala il siparietto più divertente, la performance alla chitarra con cui cerca di convincere Amadeus che ha cantato anche canzoni brutte, quando appare sul palco armato di scopa per pulire il disastro fatto da Blanco sul palco o quando chiama “Bro”; se poi deve anche cantare, come nell’omaggio a Lucio Battisti, allora si mette in tasca tutti.
Sanremo 2023, gli ospiti della prima serata
A parte Roberto Benigni, a cui abbiamo dedicato un articolo a parte, i primi ospiti sono Blanco e Mahmood che ripropongono Brividi, la canzone con cui vinsero lo scorso anno il festival di Sanremo, e non fanno rimpiangere quella vittoria; poi arriva Elena Sofia Ricci che con quei siparietti che distruggono ogni ritmo e spettacolo presenta la sua nuova serie Fiori sopra l’inferno; Piero Pelù con Gigante inaugura una dimensione da concerto che porta il festival di Sanremo 2023 fuori dall’Ariston e lo porta sul palco del Suzuki stage, posto a piazza Colombo, a pochi metri dall’Ariston e su cui gli artisti ospiti suonano veri e propri live durante il giorno e la sera (e il freddo si fa sentire); Salmo celebra una festa in crociera mentre Blanco si sfoga perché non gli funziona la voce in cuffia e spacca la scenografia floreale (i tempi delle chitarre dei Placebo) buttando all’aria il lancio del suo nuovo singolo.
I “superospiti” della serata sono i Pooh e francamente sembra un po’ pochino per l’apertura, senza togliere nulla a un gruppo che ha segnato la storia del nostro pop: celebrano il ritorno di Riccardo Fogli, ricordano D’Orazio e Negrini, lanciano un ennesimo ultimo concerto a san Siro il 6 luglio, ma su di loro, specie sulla voce di Facchinetti, l’età si fa sentire. Però poi ci sono i cori, i ritornelli che così in Italia li hanno fatti in pochi, le cantate a squarciagola in platea e sala stampa di Sanremo e allora sembra che tutto gli si possa perdonare.
La classifica di Sanremo 2023: i verdetti della prima serata
La prima classifica di questo festival di Sanremo 2023, uscita dai voti delle tre sale stampa, vede un incredibile ultimo posto di Anna Oxa, per un pezzo che meriterebbe un’attenzione maggiore, mentre nessuna sorpresa sui primi cinque, a partire dal primo posto di Mengoni. Molto in alto Elodie, seconda, e c’è una certa soddisfazione per il terzo posto dei Coma Cose che superano Ultimo (quarto) e Leo Gassmann (quinto), unico esordiente a convincere i giornalisti e i critici che hanno preferito l’usato sicuro, seppure di pregio, come le seguenti pagelle raccontano.
Le pagelle della prima serata di Sanremo 2023: i voti a cantanti e canzoni
Anna Oxa (Sali), emozionata e stanca per gli antibiotici, è la veterana del festival di Sanremo e può permettersi look da santona e brani che non hanno la necessità di catturare dal primo ascolto. La canzone che porta in gara colpisce per la bella musica di Fio Zanotti e il fatto che il suo talento e mestiere sappia rendere espressiva anche la difficoltà di una voce un po’ affaticata. Siamo sicuri che se oggi lascia tiepidi, sabato avrà parecchi estimatori. 6+
gIANMARIA (Mostro) è estroso solo nella grafia del nome, ma fa tenerezza il contrasto tra la faccia dolce da cucciolo e la camicia bianca maledetta aperta sul petto glabro. Il suo è un pezzo dal gran potenziale radiofonico, molto ben prodotto, con suoni elettronici di una certa classe e il ragazzo se la cava abbastanza bene. 6
Mr. Rain (Supereroi) ha l’idea più ruffiana e ricattatoria possibile, quella di cantare il ritornello con un coro di bimbi, ma la sua interpretazione è di fiacchezza rara, incapace di far risplendere il potenziale emotivo di quella melodia. Ci prova l’orchestra a pompare coi fiati trionfali, ma insomma: e poi le ali sulle spalle dei bimbi, no grazie. 5+
Marco Mengoni (Due vite) sembra avere le strade spianate per il bis della vittoria del ’13, voce pronta e comunicativa, base ritmica su cui il pubblico batte le mani, un crescendo che poi però all’improvviso e un po’ inspiegabilmente si spegne e torna a ritmi più blandi e sanremesi. Però, specie l’ultimo ritornello in cui riesce a superare qualche problema tecnico e vocale, scatena l’applauso della sala stampa e quello della platea e qualche dubbio critico si smorza nella consapevolezza che rispetto a due terzi dei concorrenti, Mengoni è di un’altra categoria. 6,5
Ariete (Mare di guai) è presentata come “modello per milioni di giovani”, ma lei in primis si ispira nel look e nella voce a Madame. A differenza della collega però, Ariete vuole anche cantare e qui si arresta la curiosità: la melodia del pezzo è mediocre e la sua prova è fortemente rivedibile, al netto della stecca. Proviamo a perdonarla per l’età. 4,5
Ultimo (Alba) è accolto dal teatro con un tripudio, ma sceglie una canzone che per due terzi non vuole irretirli, non gioca sul sicuro con il suo stile consueto, soprattutto nella struttura musicale e nei suoni. Non è un pezzo facile, giocato su una salita graduale e lenta, su un pezzo che sale poco a poco ed esplode: quella salita, alla prima volta davanti al pubblico dal vivo, non pare saperla controllare e il pezzo sembra più un esercizio di stile che davvero sentito, sebbene teatro e sala stampa apprezzino. 5,5
Coma Cose (L’addio) giocano bene con la loro presenza scenica, cantando di spalle laddove due anni fa si piantavano gli occhi negli occhi, con una veste sonora ed estetica più matura e quella stessa sincerità toccante nel mettersi in gioco, pure se il pezzo è meno bello del precedente Sanremo. E il bacio finale emoziona anche la sala stampa. 7
Elodie (Due) si presenta in pelliccione nero da gorilla carnevalesco, ma ha l’atteggiamento giusto da diva pop, seducente e accogliente; peccato che in un pezzo molto radiofonico, la voce si perda nell’audio del palco e negli interventi forse eccessivi dell’orchestra, e così il pezzo sembra confuso, così come la prova vocale. 6
Leo Gassmann (Terzo cuore) è un trionfo di orecchiabilità radiofonica nel testo, nella voce – sebbene un pizzico emozionata, ma va benissimo – e nei suoni, talmente ben concepita che è difficile pensarne e scrivere davvero male, pur non essendoci poi troppo da dire. 5,5
I cugini di campagna (Lettera 22) hanno voglia di parlare all’oggi, di togliersi un po’ di polvere nostalgica (non troppa, ché l’abbigliamento è sempre quello clownesco e venerdì canteranno ovviamente Anima mia) e il pezzo è oggettivamente efficace, senza melodia melense e falsetto imbalsamato. La sala stampa di Sanremo 2023 le batte le mani a tempo e gradisce, però ci viene da pensare a cosa poteva essere un pezzo simile in mano a qualcuno davvero convinto, per cui i tocchi disco non sembrano un residuo di passato. 6+
Gianluca Grignani (Quando ti manca il fiato) ha dichiarato in conferenza di essere stato più attento alla performance video e si vede: l’abito nero, i movimenti, la presenza. La voce lo tradisce da subito e l’orchestra fa ridondare troppo il brano, ma come interprete far riconfluire gli strappi e gli inciampi dentro il pezzo più emotivo e dolente dell’intero festival di Sanremo, il più autobiografico e sincero, in cui tutto vibra di foga. 7-
Olly (Polvere) ha un pezzo molto veloce su cui il rischio di mangiarsi le parole è altissimo. Non che sarebbe un male, ma lui nel rischio ci casca con tutti i piedi però sembra divertirsi: buon per lui, il pezzo non è granché, ma sui più giovani avrà la sua presa. 5-
Colla zio (Non mi va) si presentano variopinti con colori improbabili e la buttano subito sul divertimento e il ballo, e la sala stampa all’una di notte apprezza, ma la performance live mette in mostra l’inconsistenza del brano. 5,5
Mara Sattei (Duemilaminuti) deve accreditarsi al grande pubblico come interprete solista dopo un avvio di carriera all’insegna delle collaborazioni: lo fa con un look classicissimo e seducente, in contrasto con lo stile vocale più ruspante. Il pezzo è un ballatone classico, sanremese fino al midollo nonostante le inflessioni contemporanee del cantato: ha una sua efficacia, ma Sattei come interprete di questo tipo forse è ancora acerba. 5